Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  14/06/2021

Intervista a Paolo Cendon - Il patto di rifioritura - Emilio Graziuso

Il mondo del diritto, in particolare del diritto civile, è spesso, erroneamente, considerato qualcosa di avulso dalla sfera esistenziale della persona.

Esso, infatti, è spesso associato esclusivamente ed erroneamente ai soli profili patrimoniali e contrattuali.

Una prospettiva arida, distaccata dalla considerazione della persona in quanto tale, dal mondo che la circonda, dalle sue debolezze e fragilità.

Negli ultimi decenni, però, c’è stato chi ha offerto un nuovo prisma attraverso il quale leggere le norme giuridiche, focalizzando l’attenzione sul lato emotivo, sul mondo, sulle situazioni che la persona fisica ogni giorno si trova a vivere ed affrontare.

 Stiamo parlando di Paolo Cendon, Professore Ordinario di Istituzioni di Diritto Privato presso l’Università di Trieste, illustre giurista che ha fatto scoprire il volto esistenziale del diritto civile, creando nei suoi studi, attraverso lo stile poetico che lo contraddistingue, degli spazi di incontro tra diritto, letteratura, psichiatria, antropologia.

Attraverso un approccio multidisciplinare, Cendon – il quale è bene ricordarlo ha collaborato, negli anni settanta, al gruppo di lavoro di Franco Basaglia, socialista e psichiatra - è riuscito, nel corso del tempo, a contribuire in modo determinante all’evoluzione del diritto civile e, quindi, al raggiungimento di conquiste giuridiche e  sociali inimmaginabili sino a qualche decennio addietro.

All’Illustre giurista si deve, infatti, il riconoscimento del “danno esistenziale” e l’introduzione nel codice civile dell’istituto dell’amministrazione di sostegno, la quale sta soppiantando l’istituto “classico” dell’interdizione.

Ma la strada per il pieno riconoscimento di nuovi diritti e forme di tutela per i più fragili è ancora lunga ed impervia.

Paolo Cendon, in questi giorni sta sottoponendo all’attenzione del Ministro della Giustizia Marta Catarbia, una sua proposta legislativa denominata “Patto di rifioritura”.

Approfondiamo, direttamente con il padre del danno esistenziale, questa innovativa proposta di legge

Professore, come nasce il “Patto di Rifioritura”?

Il “Patto di Rifioritura” nasce da una riflessione sulla necessità di introdurre nel codice civile una misura che possa ridurre l’abbandono, il degrado, la solitudine delle persone fragili, quali, ad esempio, oltre ai  soggetti portatori di patologie psichiatriche, anche di coloro che sono affetti da gravi dipendenze come droga, alcol, gioco.

In questi ultimi casi, la persona non ha una vera e propria sindrome di carattere psichiatrico ma è ugualmente esposta e, a sua volta espone coloro che gli stanno vicino, come genitori, nonni, mogli, fidanzate, a minacce e pericoli.

Il “Patto di rifioritura” nasce, quindi, dall’esigenza di colmare un vuoto giuridico?

Purtroppo le persone fragili sono spesso abbandonate dal diritto, almeno dal diritto civile.

In una prospettiva estremamente limitata e limitante, spesso si pensa che l’unico strumento da utilizzare per far uscire queste persone dal tunnel nel quale, loro malgrado, si trovano sia la medicina ed in particolare la psichiatria.

Ma ciò, secondo me, non è sufficiente.

Non è l’approccio giusto.

Sarebbe meglio adottare la logica umanitaria, morbida, riflessiva, consapevole, empatica propria  dell’amministrazione di sostegno e prevedere degli strumenti di diritto civile di stampo esistenzialistico ai quali affidare dei veri e propri  percorsi di uscita dal tunnel.

Da qui il “patto di rifioritura”.

Prof. Cendon potrebbe illustrare ai lettori di avantilive.it come si dovrebbe svolgere questo percorso?

Certamente.

L’idea è quella che ogni qual volta ci si trovi di fronte a situazioni difficili e  di fragilità, si attivi, sotto la guida del Giudice tutelare, il “patto di rifioritura”.

Esso costituisce un accordo più negoziato, scambiato e condiviso possibile tra l’interessato e i soggetti ai quali lo stesso affida il proprio progetto di rinascita.

Nel patto si distillano e si definiscono punto per punto i vari momenti di questo percorso di salvezza e di rifioritura.

Momenti, quindi, di carattere medico, farmacologico, familiare, scolastico, professionale, turistico, riabilitativo, creativo assistenziale, ricreativo, associativo.

L’idea cioè è che la sofferenza da fronteggiare con un approccio di tipo medico e psichiatrico è solo un momento di passaggio all’interno di una raggiera di momenti che riguardano la vita della persona e che devono pian piano rifiorire: amore, affetti, lavoro, banca, denaro, viaggi.

Lei ha parlato di soggetti che dovrebbero siglare il “patto” con la persona fragile

La persona fragile si dovrebbe affidare ad un soggetto ampio, multidisciplinare, composto da varie persone e professionalità, quali, ad esempio, i familiari, i servizi sociali, gli esperti, l’amministratore di sostegno, che possano accompagnarla nel percorso di “rifioritura” sempre sotto la regia del Giudice tutelare.

Il patto di rifioritura dovrebbe quindi contemplare una serie di diritti per il soggetto fragile?

Diritti ma anche doveri.

Fondamentale sarà la consapevolezza e la collaborazione della persona fragile, vista non come un semplice adempimento di un dovere ma come esigenza per migliorare la propria vita.

È opportuno cambiare il lessico ed utilizzare parole protettive, delicate, morbide.

Non “coazione”, seppure “benevola”, come è stata definita da qualcuno, ma “persuasione non abbandonica”.

Non è facile, anzi è qualcosa di estremamente difficile, convincere un tossico a non drogarsi, un alcolista a non bere, una anoressica a mangiare.

Ecco perché è essenziale il consenso e la volontà del soggetto fragile.

In altre parole?

In altre parole la persona fragile dovrà affidarsi, chiedere la propria presa in carico al soggetto dal quale vorrà essere accompagnato nel percorso di uscita dall’inferno nel quale vive, impegnandosi nello stesso tempo a rispettare la linea, l’agenda concordata sotto la guida del Giudice tutelare. 

Un patto, quindi, di forte responsabilità sia per il fragile sia per il soggetto al quale lo stesso si affida.

La persona fragile potrà, quindi, essere guidata e fermata dal soggetto con il quale ha siglato il “patto” prima di commettere qualcosa di irreparabile contro se stesso e contro gli altri. 

Si tratta di un approccio graduale, morbido, che mira ad una rinascita della persona fragile, senza imposizioni o metodi coercitivi.

E se la persona fragile dovesse violare l’accordo?

La persona fragile si impegna siglando il “patto di rifioritura”  a rispettare in modo rigoroso i doveri in esso previsti.

Qualora dovesse violarli, il Giudice tutelare dovrà decidere sul da farsi, vale a dire se portare o meno avanti il “patto”.

È prevista una tempistica di realizzazione di questo percorso?

La tempistica non può, certamente, essere costituita dai 7 giorni previsti dal Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) 

Per il patto di rifioritura saranno necessarie molte settimane, mesi, nei quali tutte le attività della persona fragile dovranno essere concordate, pianificate, realizzate.

Un nuovo modo di utilizzare il diritto civile in chiave esistenzialista, aperta, vicina alla persona

Attraverso questa negoziazione, questo accompagnamento multidisciplinare, graduale, consapevole,  la qualità della vita delle persone fragili non potrà che migliorare o, se non altro, andare meno peggio.

Utilizza spesso il termine “esistenziale”

La sfera esistenziale della persona è intesa quale l’insieme delle attività realizzatrici della stessa, l’agenda quotidiana, l’insieme delle occasioni felici, degli interessi, degli intrattenimenti, degli svaghi.

Proprio dall’approfondimento delle conseguenze della lesione di questa sfera che è nato il danno esistenziale.

Per concludere?

Il “Patto di rifioritura” è una sfida per cercare di dare una risposta laica, civilista, esistenzialista alle richieste di tutela dei più fragili affinchè possano vivere la propria vita senza almeno alcuni di quelli ostacolo che ogni giorno si trovano ad affrontare




Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film