Cultura, società  -  Redazione P&D  -  13/10/2021

Voglio andare a vivere nella Collab-House - Marco Faccioli

Le nuove aspirazione abitative dei giovanissimi ...altro che andare a vivere in campagna!

Nei primi anni '70, spinti dall'esempio della Beat Generation e dal desiderio di condurre una vita dove la libertà assoluta si conciliasse con la natura e con lo spirito psichedelico di quei tempi turbolenti, alcune decine di giovani (sulla scia di quanto già avvenuto qualche anno prima negli Stati Uniti) fondarono, a Ovada (AL), una comune basata unicamente sui principi dell'autogestione. Per qualche mese il progetto sembrò funzionare, finché le pressioni della stampa locale e delle Forze dell'Ordine non determinarono il successivo declino della piccola micro-società che, anche grazie al tam-tam con i mezzi dell'epoca, aveva attratto numerosi minorenni e altrettanti sbandati. Quasi 50 anni dopo, cambiano le mode e, di conseguenza, cambiano anche le comuni. Se una volta, sobillato dagli scritti di Jack Kerouac, Lucien Carr e William S. Burroughs  un giovane burrascoso e creativo anelava a uscire di casa per andare a rifugiarsi in una comune di qualche landa desolata, oggi lo stesso giovane, questa volta sobillato da LapresaTwins, Faffapix e Chiara Ferragni, desidera sempre uscire di casa, ma questa volta per rifugiarsi in una collab-house, ovvero in una casa dove convive un gruppo di “content-creators” (o creatori di contenuti se preferite) che passa le giornate a inventarsi situazioni da condividere sui social media, tra sfide, balletti, travestimenti, tutorial e altre amenità di questo tipo. Questo fenomeno tutto statunitense (così come lo era quello dei figli dei fiori), è inizialmente nato tra gli YouTubers, salvo poi estendersi a far data dal 2020 anche ai TikTokers ...ovvero gli influencer di TikTok, il popolare social proveniente dalla Cina. La collab-house oggi più famosa è  “Hype House” a Los Angeles, dove convivono una ventina di TikTokers da decine di migliaia di follower ciascuno. Proprio per non farci mancare nulla, le collab-houses sono arrivate, proprio in queste ultime settimane, anche in Europa, e più precisamente a Milano, dove otto ragazzi vivono insieme per creare contenuti mediatici. La comune è stata chiamata “Def House” e, per venire a quello che è l'unico dato che oggi conta qualcosa: la somma dei follower dei giovani creator che la formano è pari a circa 10 milioni di utenti. Ma come si svolge esattamente la vita in una collab-house? Più o meno come in una qualsiasi altra casa: si mangia, si dorme, ci si lava ma, soprattutto, si crea: si registrano video per i propri canali (sia da soli che assieme agli altri) senza che nessuno (ad esempio genitori o fratelli maggiori) disturbi, pretenda silenzio, o rompa le scatole proprio sul più bello dicendo di scendere perché la cena è pronta. Sono spazi funzionali e allo stesso tempo creativi, solo per addetti ai lavori. Per permettere che la creatività degli occupanti si sprigioni e si sviluppi al massimo, le collab-houses devono ovviamente avere delle caratteristiche ben precise. Devono essere luoghi spaziosi (sono perfette le ville lontane dalle altre abitazioni) dove sia possibile fare riprese ed esprimersi con la massima tranquillità. Ovviamente, come tutti i luoghi laddove si vive in comune, servono delle regole (scritte o meno), che ogni membro deve rispettare: ciascun componente del gruppo si impegna a caricare video su TikTok ogni giorno, si possono invitare gli amici, ma non organizzare feste, e chi danneggia qualcosa ha tempo due settimane per correre ai rimedi. Diamo ora la parola al  TikToker Thomas Petrou che, in una intervista al New York Times, ha parlato proprio della collab-house milanese: “La prima collab-house europea si trova a Nord di Milano ed è ora popolata da otto creator: Simone Berlini, Jasmin Zangarelli, Davide Moccia, Tommaso Donadoni, Alessia Lanza, Yusuf Panseri, Florin Vitan e Marco Bonetti: età media 17 anni e tanta voglia di filmare, raccontare e creare contenuti insieme. La house è strutturata in maniera tale che le camere, tutte doppie, rappresentino la personalità e l’estetica propria degli inquilini. Gli arredi e gli accessori sono pensati per facilitare la creatività dei ragazzi, ma anche per fornire loro strumenti, colori e angoli che creino continuità con ciò che hanno sempre proposto ai follower e che ha costruito il loro successo”. Il fenomeno sta prendendo rapidamente piede soprattutto tra i TikTokers poiché, grazie al loro pubblico quasi totalmente appartenente a quella cosiddetta “Generazione Z” (che fatica a riconoscersi in molti degli altri social più popolari), l’intrattenimento deve per forza essere veloce, brillante, continuo e spontaneo. L’unione degli influencer non fa che amplificare anche questo aspetto, attirando sempre più occhi sui contenuti e sulle persone che li propongono. Se possedete un cascinale in disuso e avete qualche soldo da investire, potrebbe essere questo il momento giusto per ristrutturarlo e proporlo come collab-house. 




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