-  Redazione P&D  -  18/10/2016

Unioni civili: quando il comune discrimina - Stefano Rossi

 

«L"ignoranza – vale a dire la paura dell"ignoto – è l"origine del pregiudizio più odioso». In questa affermazione si può riassumere una delle tesi di fondo esposte nel saggio Disgusto e Umanità di Martha Nussbaum, la quale intreccia filosofia e storia ai più recenti fenomeni di intolleranza. Il problema è che nel corso del tempo la paura è assurta a guida della legislazione pubblica all"insegna di una "politica fondata sul disgusto" e di una "politica fondata sulla paura". Nussbaum prende in esame in maniera diacronica la legislazione pubblica applicando le sue osservazioni critiche nei confronti della politica fondata sul disgusto e la paura ad alcuni casi di studio quali le questioni di genere nelle relazioni familiari e sociali tra uomini e donne, le politiche formative delle persone con disabilità, le minoranze dell"orientamento sessuale e il mondo LGBTQ.

Ma il disgusto e la paura, ricorda la Nussbaum, non possono certo rappresentare una «valida guida per l"attività legislativa». In particolare, sarebbe l"elemento "proiettivo" del disgusto a costituire la cinghia di trasmissione argomentativa che lega il tema del disgusto a quello delle omofobie. Un disgusto proiettato su un gruppo di individui che vengono perciò stigmatizzati e considerati inferiori. Si arriva così a distorcere il discorso pubblico in modi illiberali e determinando politiche volte all"emarginazione/sottomissione di interi gruppi sociali. Ma, nel preciso istante in cui ci si appella al disgusto nell"ambito della legge e della politica, i valori democratici dell"eguaglianza, dell"equità, della libertà ne risultano irrimediabilmente traditi.

Rispettare l"eguaglianza dei cittadini «richiede di vederli in quanto persone che compiono scelte e si pongono domande, e che hanno bisogno di un"ampia area di libertà intorno a sé, sia che usino quella libertà bene, sia che la usino male (nella misura in cui non calpestano i diritti degli altri)». L"orientamento sessuale è perciò una caratteristica intimamente legata alla ricerca individuale di una vita dotata di senso, e quindi un orientamento la cui limitazione o restrizione giuridica infligge un profondo danno psichico.

 Le riflessioni della Nussbaum ci introducono al triste episodio avvenuto nel comune di Stezzano, piccolo centro della bergamasca, ove la giunta della Lega Nord ha deciso di riservare alla "celebrazione" delle unioni civili non la sala di rappresentanza del comune (ordinariamente utilizzata per i matrimoni), ma lo sgabuzzino posto nel retro dell"ufficio anagrafe.

 Riportiamo per maggior chiarezza il comunicato sull"episodio del gruppo di minoranza "Stezzano bene Comune"

                                                                                      ***

La Giunta comunale di Stezzano, guidata da una coalizione Lega Nord – Forza Italia, con l"approvazione all"unanimità della delibera di giunta n° 199 del 27/09/2016, ha compiuto un atto discriminazione che viola i principi contenuti nella Legge 76/2016 e quelli di rilievo costituzionale e sovranazionale che le sono sottesi.

La delibera stabilisce che "la celebrazione o la costituzione delle unioni civili, oltre che nella sede comunale, presso l"ufficio dei servizi demografici, anche presso la Villa Caroli Zanchi e la Villa Moroni", determinando così una palese ed inconfutabile distinzione di trattamento tra matrimoni civili - da sempre ospitati per Regolamento nella Sala di rappresentanza del Palazzo comunale - ed unioni civili – rilegate al retro ufficio dello sportello anagrafe!

Per le tante coppie residenti in Stezzano, che vedono così negato un proprio diritto civile, oltre al danno di vedersi umiliati e trattati da cittadini di serie B, anche la beffa di dover pagare una tariffa che in sostanza – se decidono di "celebrare" l"unione civile in Comune – permette loro solo di accedere all"ufficio anagrafe!

Non si comprendono le ragioni per cui, se l"Amministrazione del sindaco Poma ritiene (erroneamente) l"unione civile un mero atto amministrativo da dichiarare di fronte ad un pubblico ufficiale, allora richieda una tariffa per la concessione dello spazio ove espletare questa "pratica burocratica". Quando mai un"amministrazione impone una tariffa solo per accedere ad un ufficio?

È una scelta decisamente incivile, umiliante ed irrispettosa nei confronti di tutti coloro che intendono finalmente formalizzare la loro unione civilmente così come previsto dalla Legge della Repubblica Italiana.

Riteniamo che l"atteggiamento assunto dall"Amministrazione Poma con questa delibera sottenda un (pre)giudizio morale nei confronti delle coppie omosessuali e dei loro diritti, quasi volendo nascondere una presunta vergogna ... laddove in realtà vergognoso è solamente l"atteggiamento discriminatorio del Comune che dovrebbe rappresentare e garantire parimenti tutti i cittadini al di là delle loro condizioni e orientamenti personali!

Ad un discorso fondato sul principio di uguaglianza si affiancano poi considerazioni più profonde, legate alla piena affermazione della libertà e dell'autodeterminazione delle persone omosessuali, e dunque della loro dignità, nella misura in cui la dimensione di coppia e il vivere insieme rappresenta, oltre ad un diritto, uno dei modi che sono fondamentali per il perseguimento della felicità.

La legge Cirinnà (L.76 del 20/05/2016) prevede esplicitamente che non possano essere determinate disparità tra unioni civili e matrimonio. Pertanto ciò che, a termini di regolamento o atto amministrativo, si applica per i matrimoni (compreso l'utilizzo di determinati luoghi), deve essere garantito anche per le unioni. L.76/2016 comma 20: "Al solo fine di assicurare l'effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall'unione civile tra persone dello stesso sesso, le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole «coniuge», «coniugi» o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si applicano anche ad ognuna delle parti dell'unione civile tra persone dello stesso sesso". Questo diritto deve essere garantito!

Se è vero che le norme di diritto interno citate non hanno espressamente stabilito una particolare "solennità" alla costituzione dell"unione civile, al contrario di quanto previsto per il matrimonio dall"art. 106 c.c., che prescrive la natura pubblica della celebrazione. D"altro canto, il citato comma 20 dell"art. 1, proprio al fine di garantire l"effettività della tutela dei diritti derivanti dall"unione civile, ha previsto l"automatica estensione anche alle parti dell"unione civile di tutte le disposizioni previste che si riferiscono al matrimonio o previste a favore dei coniugi contenute, tra l"altro, in atti amministrativi, tra cui debbono essere ricomprese le delibere degli enti locali riguardanti le modalità, orari, tariffe e gli ambienti nei quali vengono celebrati i matrimoni. In caso contrario, infatti, il trattamento differenziato che si determinerebbe tra coppie formate da persone di sesso diverso che si uniscono in matrimonio e coppie formate da persone dello stesso sesso che costituiscono l"unione civile, non risulterebbe sorretto da valide ragioni giustificatrici e violerebbe gli obblighi interni ed internazionali al rispetto del principio di parità di trattamento e del divieto di discriminazioni fondate sull"orientamento sessuale. È palese infatti il trattamento sfavorevole che si determinerebbe a danno delle coppie omosessuali, le quali potrebbero costituire l"unione civile non alle stesse condizioni dei cittadini che si uniscono in matrimonio civile, dovendo i primi necessariamente scegliere o gli spazi angusti degli uffici amministrativi o luoghi differenti da quelli della sala di rappresentanza del Comune attrezzata per la partecipazione del pubblico, con conseguente limitazione alla possibilità di partecipazione all"evento da parte di amici, parenti e conoscenti.

Stezzano Bene Comune, unico gruppo di minoranza che ha dato tramite un proprio consigliere la disponibilità ad esercitare la delega sulle unioni civili, ed il Partito Democratico di Stezzano ritengono che la decisione dell"Amministrazione comunale di Stezzano di non estendere alla costituzione delle unioni civili gli stessi ambienti predisposti per la celebrazione dei matrimoni civili sia discriminatoria e costituisca una violazione dell"art. 1 comma 20 della legge n. 76/2016, interpretato alla luce degli obblighi alla parità di trattamento e al divieto di discriminazioni fondate, tra l"altro, sull"orientamento sessuale, di cui agli artt. 8 (Diritto al rispetto della vita privata e familiare) e 14 (Divieto di discriminazione) della Convenzione europea dei diritti dell"uomo e delle libertà fondamentali. Tale decisione espone il Comune anche al rischio di doverne rendere conto di fronte ad organi giurisdizionali, con eventuale condanna alle spese e al risarcimento. E sarebbe l"ennesima occasione in cui per una erronea decisione amministrativa di questa Giunta il comune è costretto a sostenere condanne e spese legali.

 

 

 




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