-  Mottola Maria Rita  -  31/12/2008

UN LIBRO: DONO PREZIOSO - Maria Rita MOTTOLA

Talvolta, quando a sera stanca mi corico e dedico gli ultimi dieci minuti della giornata alla lettura, rimpiango di non avere tempo per leggere. Talvolta, mi torna in mente un telefilm nell'era preistorica della TV anni 50-60, della serie <<Ai confini della realtà>>. Brevi telefilm in bianco e nero. Ottima fotografia, storie all'estremo del reale, suggestive, pensanti, stimolanti mai inquietavano o turbavano, piuttosto aprivano una porta su riflessioni nuove, inducevano a soffermare l'attenzione.
Ero bambina e amavo, come ora, i libri, l'odore dei libri, la morbidezza del foglio, la lucente copertina, il rumore sempre diverso da libro a libro dello scorrere delle pagine, il modo di rilegarle, i colori delle immagini, il susseguirsi delle parole nere, l'incalzare delle lettere e degli spazi vuoti. 

Non ricordo il titolo del telefilm ma la trama è rimasta impressa nella mia mente, come la figura piccina da monsù Travet del protagonista.
L'omino, ordinario impiegato, aveva una moglie terribile che gli proibiva di leggere, sul lavoro egli provava a ritagliarsi alcuni momenti ma invano. Decise così di portare con sé i libri preferiti e farsi chiudere, senza essere visto, nella grande cassaforte a tempo che si sarebbe aperta solo il lunedì mattina. Per leggere. Tutto il fine settimana. Solo. Quando la cassaforte si aprì lo spettacolo offerto ai suoi occhi era agghiacciante: la città era completamente rasa al suolo e in lontananza la luce abbagliante del fungo atomico era inquietante più che mai.
La biblioteca, o meglio il suo contenuto, si era in parte salvato. L'omino era raggiante: libri, libri, libri, e nessuno che gli impedisse di sfogliarli, guardarli, annusarli e leggerli.
Si sedette frastornato e si inchinò per raccogliere un libro, a caso, e iniziare la lettura, ma caddero gli occhiali con le lenti circondate da un sottile filo d'oro e si ruppero.
La metafora dell'assurdità di immaginare una vita oltre una orrenda e catastrofica guerra nucleare (all'epoca in America era di moda costruire sotto le case rifugi antiatomici, moda che si diffuse in Italia negli anni 70-80), in quel momento non mi apparve chiara, sconvolta come ero all'idea che il poveretto, per il quale nutrivo grande simpatia, si trovasse in un mondo pieno di libri e non potesse leggerli.

Nello scompartimento del treno un bimbetto chiede al papà di acquistargli un libro. Il padre scorbutico e disattento risponde che per lui è del tutto inutile un libro perché non sa ancora leggere. Quanta idiozia in una tale risposta, quanta incapacità di accogliere le istanze più intime del piccino . Quanto lontano quel padre dall'obbligo dei genitori, ai sensi dell'art. 147 c.c., di istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli o dell'art. 12 della Convenzione sui diritti del fanciullo, sottoscritta a New York il 20 novembre 1989 che garantisce ad ogni fanciullo il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, e soprattutto che tali opinioni vengano prese in considerazione

Pare che quest'anno per Natale l'acquisto di libri, come dono, sia in aumento o meglio non abbia avuto le stesse flessioni subite da altri generi consueti di regali.
E dunque viva il libro non il best-seller, quello preso a caso dallo scaffale di una libreria fai da te. Quello cercato appositamente per la persona amata o per l'amico, quello sconosciuto, o pubblicato per la centesima volta,quello <<giusto>>, che dica o ricordi al lettore ciò che è, ciò che ama, o perché può essere di aiuto e conforto.

Un augurio e una raccomandazione per tutti: non avere e non essere un genitore come quello del treno e reggere gli occhiali con una bella catenella colorata!

Non leggete, come fanno i bambini,
per divertirvi,
o, come fanno gli ambiziosi per istruirvi.
No, leggete per vivere.
Gustave Flaubert




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