-  Scozzafava Guendalina  -  10/11/2014

RESIDUO NON SPIEGATO - Guendalina SCOZZAFAVA

- Persone, diritti personalità

- Discriminazione di genere

- Adeguamento dei servizi e cambiamento culturale per favorire uguaglianza di opportunità

 

"Residuo non spiegato" è il nome che gli statistici hanno dato al pay gap generazionale.

Qualche giorno fa il "Corriere della Sera" riportava un interessante articolo sul confronto europeo in tema di pay gap, ovvero la differenza di guadagno che esiste tra uomini e donne che ricoprono la stessa posizione lavorativa.

Alcune ricerche condotte da un'università inglese e una belga, poi riprese dall'autorevole Financial Times, hanno dato evidenza al fatto che le donne guadagnano meno degli uomini anche quando, grazie alla loro posizione, possono scegliersi lo stipendio.

Sulle 159 imprese sociali monitorate è risultato che il 23% delle donne al vertice remunerano se stesse meno di quanto fanno i loro colleghi uomini.

Il divario in Italia scende al 6.7% per motivi probabilmente connessi ad una maggior consapevolezza della competenza professionale delle donne italiane e ai limiti dei contratti di categoria.

Eppure il pay gap sopravvive all'abbattimento delle differenze che è stato possibile grazie all'evoluzione culturale e all'integrazione delle donne in tutti gli ambiti dal sociale, al culturale, al sanitario.

Che spiegazione dare a questo fenomeno ? Nessuna !!!
Alla fine delle ricerche svolte da grandi università europee, dalla posizione presa dal principale giornale economico finanziario del Regno Unito, la risposta che viene data al permanere del pay gap è "non esiste una spiegazione razionale".

E se il problema fosse in qualche modo connesso a quella sensazione tipicamente femminile di dover sempre dimostrare di essere all'altezza, di poter allungare le giornate, estendere le ore, amplificare le forse per poter essere sempre adeguatamente presenti ed efficienti in ogni contesto ?

All'inserimento della donna nel mondo del lavoro non è seguito un ripensamento efficace ed accettabile dei servizi destinati alla cura tradizionalmente concepita di competenza femminile.

Sul versante materno i servizi destinati alla prima infanzia sono ancora insufficienti e troppo costosi, non esistono politiche aziendali che facilitino e favoriscano la compresenza della donna professionista in carriera, ma anche della madre.

Per non parlare poi delle normative a tutela della genitorialità: lontane anni luce dalle più evolute esperienze dei paesi del nord Europa.

In ambito di cura agli anziani le unità d'offerta sono certamente presenti, ma gli alti costi (in Lombardia il costo di una struttura residenziale per anziani oscilla dai 1800 a 3000 euro al mese) talvolta ne impediscono la possibilità di ricorso.

A tutto ciò si unisca il profondo cambiamento strutturale che ha rivoluzionato il sistema famiglia, archiviando definitivamente il concetto di famiglia / supporto, capace di rispondere ai bisogni dei suoi membri, per lasciare posto a nuove forme di famiglia: mono genitoriali, ricostituite, miste...

Anche il ruolo dei nonni si è rivoluzionato: oggi il nonno lavora, l'età pensionabile si è allungata e quella che era una grande figura di supporto nel menage famigliare si è sempre più affievolita.

Un insieme di condizioni dunque che hanno si permesso alla donna di raggiungere – talvolta – le stesse posizioni occupate dai colleghi maschietti, ma un carico extra capace di intaccare anche i più buoni propositi di carriera professionale.

Una condizione talmente radicata nella nostra cultura che nel 2013 l'Istat in collaborazione con il Dipartimento delle Pari Opportunità ha pubblicato un significativo report dal titolo "Stereotipi, rinunce e discriminazioni di genere"

Non per tutte ? Certo, ma per molte e credo che quelle molte donne potrebbero risentirsi nel leggere su uno dei più importanti quotidiani italiani che una giornalista (donna) in tema di discriminazione economico-lavorativa afferma che il più grande nemico delle donne sono le donne stesse.

 




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