Fragilita, storie, diritti  -  Ricciuti Daniela  -  10/08/2015

MY WAY - Daniela RICCIUTI

Era sempre stato un tipo riservato, taciturno, un po' ombroso anche.

Passava inosservato, al contrario del fratello, gemello (erano diversi: eterozigoti), che invece era "il bello", quello che aveva successo con le donne e non solo, un istrione, il vincente.

Lui lo adorava suo fratello, lo ammirava, gli piaceva - sembrava - stare nella sua ombra.

Tutte le ragazze che soffrivano per il fratello, sempre da lui andavano a piangere o a confidarsi; e così gli amici, tutti sapevano di poter contare su di lui, "lo zio".

Era di poche parole, ma aveva per tutti un gesto affettuoso, una pacca sulla spalla, un po' burbero ma accogliente. Ed infatti tutti gli volevano bene.

Doveva esser rimasto molto male quell'anno, quando lo avevano bocciato in terza liceo. Soprattutto perché così non poteva continuare nella vita con gli amici di sempre.

Gli altri erano tutti partiti per l'università, mentre a lui toccò restare. Solo.

Ma, come sempre, non dava a vedere quello che provava.

Aperture impercettibili quando consentiva a qualcuno di guardargli dentro, di indovinare i suoi sentimenti; ma era un attimo, immediatamente si chiudeva a riccio.

Poi era dovuto partire per il militare.

Altra esperienza che deve averlo fatto molto soffrire. Ma anche quella tenuta tutta dentro.

Quando arrivò la notizia - tutti affranti e sconcertati ovviamente - non si può dire che proprio mai avrebbero potuto crederlo.

Certamente nessuno poteva aspettarselo o immaginarlo, per carità!

Ma col senno di poi... tanti piccoli indizi, forse... Minuscoli, insignificanti...

Com'è difficile ascoltare chi non parla...tra i mille rumori della vita.

Cosa aveva dentro?! Quanto male gli doveva fare?! Per indurlo, lui così buono, generoso, nonostante il dolore che avrebbe dato alla mamma, al papà, ai fratelli. A tutti i familiari, agli amici. Tutti quelli che lo conoscevano, gli volevano bene e ne hanno sofferto profondamente.

Fu trovato proprio dalla povera madre: appeso in bagno con la cinta al collo.

Chissà da quanto covava il pensiero.

Mesi e mesi prima aveva immaginato il suo epitaffio (lo trovarono poi nel suo computer) ed aveva già lasciato il suo saluto. Come era nel suo stile, con parole di altri:

 

 

"And now, the end is near;

And so I face the final curtain.

My friend, I'll say it clear,

I'll state my case, of which I'm certain.

 

I've lived a life that's full.

I've traveled each and every highway;

And more, much more than this,

I did it my way.

 

Regrets, I've had a few;

But then again, too few to mention.

I did what I had to do

And saw it through without exemption.

 

I planned each charted course;

Each careful step along the byway,

And more, much more than this,

I did it my way.

 

Yes, there were times, I'm sure you knew

When I bit off more than I could chew.

But through it all, when there was doubt,

I ate it up and spit it out.

I faced it all and I stood tall;

And did it my way.

 

I've loved, I've laughed and cried.

I've had my fill; my share of losing.

And now, as tears subside,

I find it all so amusing.

 

To think I did all that;

And may I say - not in a shy way,

"Oh no, oh no not me,

I did it my way".

 

For what is a man, what has he got?

If not himself, then he has naught.

To say the things he truly feels;

And not the words of one who kneels.

The record shows I took the blows -

And did it my way!

 

Yes, it was my way"

 




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