-  Faccioli Marco  -  19/06/2015

LEZIONI SUL DECRETO INGIUNTIVO TELEMATICO - N. 1 INTRODUZIONE - Marco FACCIOLI

IL DECRETO INGIUNTIVO TELEMATICO

 

Che cosa è cambiato rispetto a prima?

 

Iniziamo con una banalità: per ottenere un decreto ingiuntivo telematico occorre, innanzi tutto, predisporre un ricorso telematico.

 Con questa apparentemente scontata affermazione vediamo quindi di iniziare a rispondere alla domanda di questo primo punto, ovvero che cosa è cambiato rispetto a prima, quando per "prima" si intende il periodo (che a non pochi colleghi ho già sentito ricordare con rimpianto) in cui la trafila per il deposito di un ricorso per decreto ingiuntivo seguiva all'incirca il seguente iter: redazione del riscorso / stampa in originale più copie / collazione delle copie / formazione del fascicolo dei documenti allegati / deposito fisico nella cancelleria del giudice / attesa del provvedimento di quest'ultimo / richiesta delle copie autentiche ad uso notifica / ritiro delle suddette copie / accesso all'UNEP per richiedere la notifica del decreto / nuovo accesso all'UNEP per il ritiro del decreto notificato. Una serie di attività lunghe e defatiganti (mi riferisco soprattutto alle code da farsi nelle cancellerie e all'UNEP) che oggi vengono tranquillamente superate dalla riforma telematica. E questo è il primo dei veri grandi cambiamenti rispetto a "prima": il ricorso per decreto ingiuntivo può essere depositato comodamente dal proprio ufficio, o da qualunque luogo ci si trovi con il proprio pc, purchè dotati di un apposito software e di una buona connessione alla rete.

Il mio primo ricorso per decreto ingiuntivo telematico l'ho depositato seduto sul terrazzo di un riad di Marraketch e, credetemi, la sensazione di toccare e respirare in presa diretta il futuro della mia professione di avvocato, è stato qualcosa di davvero indescrivibile.

Naturalmente la novità del procedimento telematico non sta solo nel deposito (che, seppur con modalità diverse, avviene comunque sempre presso la cancelleria del giudice), ma in tutta la fase monitoria generalmente intesa. Sottoscrizione del mandato da parte del cliente e notifica del decreto ad un debitore privato privo di PEC a parte, infatti, ogni fase del ricorso telematico sarà infatti gestibile interamente dal proprio pc.

 

Voglio concludere questa breve e leggera introduzione al mio saggio con due piccoli aneddoti che credo siano alquanto illuminanti su come lo "tsunami telematico" che ha travolto il processo civile si sia abbattuto fragorosamente su alcuni miei colleghi che, per un motivo piuttosto che per un altro, hanno sempre visto con sospetto la tecnologia informatica applicata alla professione.

 

Aneddoto n. 1) Una mattina, tra la posta in arrivo nella buca delle lettere, trovo la busta di un collega, naturalmente regolarmente affrancata. Stupito dalla cosa (a dire il vero erano parecchi anni che non ricevevo posta cartacea da colleghi), non ho resistito alla tentazione di aprirla immediatamente. All'interno vi ho trovato una lettera del seguente tenore:

 

"(...) caro Marco, riscontro la tua mail del ____ per comunicarTi di aver provveduto ad inviarTi quanto da Te richiestomi, ect. etc."

 

La mia mente, come spinta da una forza interiore, non ha potuto fare a meno di pensare alla genesi di quella lettera che tenevo stretta tra le mani (e che tuttora conservo gelosamente), non riuscendo a non pensare a come la mia mail, una volta arrivata allo studio del collega sia stata 1- aperta e letta dalla segretaria, 2- stampata, 3- protocollata e portata in visione all'avvocato. Dopodichè il medesimo, forse dettandola all'impiegata, forse scrivendola in proprio, 4- ha redatto la lettera di risposta di cui sopra, 5- l'ha stampata, 6- l'ha firmata, 7- l'ha inserita in una busta, 8- ha affrancato quest'ultima e, 9- l'ha spedita. 9 punti, più il costo di un francobollo, per ottenere lo stesso risultato realizzabile semplicemente cliccando il tasto "rispondi" dopo aver aperto la mia mail da cui tutto era partito. 

Aneddoto n. 2) Correva l'anno 2014, poche settimane prima del fatidico primo giugno, data di inizio del processo civile telematico, ed un collega (che professionalmente parlando possiamo senza ombra di dubbio considerare "giovane"), mi telefona chiedendomi il numero del mio fax per inviarmi un'ordinanza emessa in una vertenza che seguivamo congiuntamente. Gli dico che mi trovo all'estero e che non rientrerò in ufficio che tra una settimana, e lo prego pertanto di inviarmi gentilmente il documento via mail. Dopo un attimo di silenzio e qualche mugugno da parte sua, mi dice che provvederà, come da mia richiesta, all'invio dell'ordinanza via mail. Un paio di giorni dopo ricevo una mail con allegati tre pesantissimi file .JPG (uno per ogni pagina dell'ordinanza), dalla risoluzione a tal punto infima (molto probabilmente le tre pagine erano state malamente fotografate con lo smart e poi passate sul pc, e da questo inviatemi via mail) da dover, una volta rientrato in Italia, ricontattare il collega e fornirgli il numero di fax dove poter ricevere il tutto. Ricevere tre file formato .JPG al posto di uno solo (molto più leggero e di facile e veloce realizzazione) in formato .PDF, la dice davvero lunga sulla dotazione tecnologica del collega; e qui mi spingo a dire non solo che non avesse uno scanner in studio, ma che neppure sospettasse che cosa fosse ...e tutto questo, lo ripeto, mentre correva l'anno 2014.

La tecnologizzazione delle professioni, e tra queste anche quella degli operatori del diritto, ha oramai imboccato una strada senza ritorno. Potranno esservi, come nella migliore (nel senso di "peggiore") tradizione italiana, proroghe, proroghine e proroghette, e vi saranno sempre e comunque tribunali e giudici di pace, a macchia di leopardo sul territorio nazionale, che non saranno ancora attrezzati per il processo telematico, o che forse non lo saranno mai, ma oramai il solco è definitivamente segnato, e nulla potrà mai più essere come prima. Come diceva uno slogan pubblicitario (francamente non ricordo relativo a quale prodotto o servizio), "il futuro è adesso". Guai, quindi, a non utilizzare la tecnologia nelle mille e più opportunità che ci offre per migliorarci e velocizzarci sia come persone che come professionisti.

 

di Marco Faccioli

 

(...continua)

 






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