Cultura, società  -  Giuseppe Piccardo  -  17/01/2022

Le inquietanti appendici dei gravi fatti del capodanno milanese

I gravi fatti di violenza sessuale verificatisi durante la “festa” di piazza milanese, continuano ad inquietare, come ci ricorda in un articolo pubblicato oggi sul “Corriere della Sera”, dal titolo “Se sono le vittime a sminuire gli abusi”, la giornalista Giusy Fasano, 

L’inquietudine nasce dal fatto che non solo, durante l’ultima notte del 2021, diverse ragazze sono state vittime di violenza sessuale di gruppo, trattate come prede da  senza dignità, ma dalla considerazione che si apprende che oggi, quelle stesse ragazze, minimizzano quanto subito, pur avendo denunciato, probabilmente per un recondito senso di colpa che le vede vittime due volte di quanto accaduto.

Tutto questo è davvero grave, perché, se è vero quanto sopra evidenziato, ancora una volta siamo di fronte ad una situazione dovuta a vittimizzazione secondaria strisciante nella nostra società, che fa sì che le ragazze vittime di violenze e abusi sessuali nascondano, a loro stesse e agli altri, quanto accaduto, per poter continuare a vivere, seppur morte dentro.

Qualora, invece, così non fosse, la situazione sarebbe altrettanto grave, in quanto un simile atteggiamento denoterebbe una scarsa consapevolezza della gravità di quanto subito, come se dovesse essere considerato tollerabile, socialmente, che gruppi di uomini possano ritenere il corpo delle donne un oggetto di loro proprietà e in loro pieno dominio.

Ancora una volta, devo constatare come il diritto, la legge, le regole, le sentenze della CEDU, siano, da sole sufficienti, a prevenire ed evitare fenomeni sociali gravi, come quello della violenza di genere, e che anche noi operatori del diritto dobbiamo fare molto di più, per essere parte attiva di un cambiamento sociale che deve andare oltre le sanzioni penali e le indagini investigative.

Il disagio sociale, l’educazione ad un corretto rapporto tra generi, alla consapevolezza delle ragazze dei propri diritti e della propria dignità, non può essere materia demandata ai giuristi. E lo affermo, con l’auspicio che i fatti di Milano siano un invito fermo e severo in questa direzione.




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