Deboli, svantaggiati  -  Paolo Cendon  -  13/11/2022

L'art. 12 della convenzione ONU 2006 sulla disabilità c'entra fino a un certo punto con l'amministrazione di sostegno

Gli antipsichiatri e i sognatori italiani – che disdegnano il diritto civile, e finiscono per diventare spesso i peggiori nemici delle creature indifese – fanno sovente riferimento all’art. 12 della Convenzione Onu 2006 sulla disabilità: ove si insiste sulla sovranità assoluta della persona con ‘’disabilità’’, e si avversa ogni forma possibile di figura giuridica sostitutiva.

   A dire il vero, osserviamo subito, già in questi termini la formula dell’art. 12 appare in sé poco equilibrata. 

  Andrà bene magari se riferita alle disabilità ‘’FISICHE’’, dove è vero che il fragile interessato risulta tendenzialmente in grado di scongiurare esiti autolesionistici, nella gestione delle sue cose, e ha solo bisogno di un accompagnatore.

   Appare invece apodittica e irrealistica  per quanto concerne l’universo delle disabilità ‘’PSICHICHE’’.

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Uno dei problemi più importanti per l’amministratore di sostegno in carica, infatti, è quello di evitare – fin che possibile - la rovina economica, il COLLASSO, il degrado e il suicidio PATRIMONIALE/ESISTENZIALE  del beneficiario.

    Beneficiario il quale, destinando di fatto i suoi denari, le sue risorse, la sua attenzione il suo tempo e i suoi interessi ad altre voci,

  • tralasci magari per mesi il pagamento delle bollette della luce, dell’acqua, del gas, del telefono,
  • non versi il canone di affitto, non estingua le rate del mutuo con la banca, vada in rosso, diffonda da casa sua odori pazzeschi, non aggiusti il terrazzino pericolante,
  • non versi il canone Tv e il bollo auto, se ne infischi delle spese di condominio, non chieda bonus cui avrebbe diritto, giochi con le tasse,
  • guidi senza assicurazione, eviti di lavarsi, se ne freghi dei figli da mantenere, non dia da mangiare al gatto, non legga mai le raccomandate,
  • accumuli debiti col fruttivendolo e il panettiere, lasci i vasi da fiori sul balcone esposti al vento, ai gabbiani e alla legge di gravità,
  • faccia una tregua tutta sua in casa con le cimici e gli scarafaggi, non abbassi mai il volume della TV la notte, non elimini quotidianamente la spazzatura, pretenda di avere sempre 32 gradi di riscaldamento in casa, e così via.

Tutte cose che purtroppo accadono, non di rado, nel caso di persone con serie disabilità psichiche. 

  Sono evenienze, inerzie, condotte, sciocchezze civiche, che il buon amministratore di sostegno deve saper combattere, avversare, rovesciare. 

   Cercando saggiamente e diplomaticamente di PERSUADERE in proposito il beneficiario.  E PROCEDENDO COMUNQUE secondo ragione – best interest - anche se costui non è d’accordo.

  Il beneficiario potrà così sopravvivere. 

   Pazienza se in quel certo momento l’amministrazione viene insultato, maledetto, vituperato;  magari la riconoscenza arriverà quando la crisi sarà stata superata.

    E se no amen, pazienza per l’ingratitudine, il vicario deve avere le spalle forti, l’importante è che la missione venga compiuta.

   Si ha quindi l’impressione che - esprimendosi in modo così astratto, velleitario, utopistico -  chi ha scritto quell’art.12 vivesse  ‘’nel mondo della luna’’.

  Cosa che il  ‘’buon civilista  pratico’’ dovrà  invece fare solo cinque minuti al mese, non di più, correndo poi subito ai ripari, in nome del SENSO COMUNE, visto che con la vita, la DIGNITÀ  e il benessere degli altri non si scherza. 

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  Tutto ciò è tanto più vero, poi, se si tiene conto che la clientela dell’ AdS è BEN PIÙ AMPIA  - in effetti - che non quella di cui alla Convenzione ONU del 2006.

   La chiave di volta per l’AdS, della ‘’FRAGILITÀ CIVILISTICA’’ è infatti quella dell’ ‘’INADEGUATEZZA GESTIONALE’’, in concreto.

   Una triste realtà che può toccare   esseri i quali con la disabilità in senso stretto hanno, in realtà,   ben poco a che fare;  e che  mostrano di tenere  tuttavia, a volte,  uno o più fra quei comportamenti ‘’irresponsabili,  negligenti, autolesionistici’’ di cui sopra.

  • Ad esempio anziani con piccole ombre incipienti. Individui inconsapevoli della famiglia, bambinoni, faciloni, maldestri. Oppure giocatori d’azzardo, scommettitori, amanti del rischio e dei suoi brividi. Alcolisti.
  • Detenuti che lo sconforto renda indifferenti al proprio destino. Analfabeti di ritorno. Inetti. Homeless, vagabondi. Marginali tutti i tipi. Tossicodipendenti. Vittime di disturbi alimentari.
  • Hikikomori occasionali o cronici. Malati gravi. Paurosi del diritto, catatonici spirituali, disadattati burocratici. Devianti e ribelli ideologici. Amnesici e smemorati della quotidianità irriducibili. Religiosi in clausura.
  • Migranti poco integrati, in difficoltà con le delizie organizzative della civiltà. Scettici estremi. Ingenui, indifesi cronici, prodighi, creduloni, candidi endemici, amanti dei baci  Perugini.
  • Mistici accaniti, eremiti, contemplativi, buonisti troppo vulnerabili. Malinconici, nostalgici oltre misura. Creature contingentemente indifferenti alla propria felicità, sfiduciate, sospettose, rassegnate, in balia del destino.

   E’ anche a costoro, nonché ad altri tipi di non disabili in difficoltà, che gli artt. 404 ss. del codice civile si rivolgono.

    E per tutti quanti vale certamente il principio che

  • fin che pericoli di capriccio di sfacelo gestionale non si pongono, in concreto, nessuna restrizione di sovranità sarà legittima;
  • ma  nel momento in cui si entri in zona ‘’PERICOLO DI EFFETTIVO DEGRADO GESTIONALE’’, il giudice tutelare dovrà provvedere in conseguenza.

 




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