-  Redazione P&D  -  22/12/2014

LA RESPONSABILITA FRATTALICA - Gemma BRANDI

Donazione di F.I.R.M.O. per il Progetto 'Il Bruco a Sollicciano' - Firenze, Il Giardino degli Incontri di Sollicciano -17 Dicembre 2014

 Gemma Brandi - Responsabile Salute Mentale Adulti Firenze 1-4 e carceri cittadine

 

Ci troviamo qui stasera per tornare a rompere un incantesimo: l"incantesimo che avvolge il carcere e la malattia mentale, tanto più quindi il carcere di Sollicciano, diventato negli anni il prescelto refugium peccatorum della sofferenza mentale reclusa non solo in Toscana, ma nel Paese intero. Il carcerato e il matto restano figure detestabili nell"immaginario collettivo, portando su di sé l"onta della trasgressione aggressiva o simbolica. Non a caso si nasconde ai piccoli il destino di adulti significativi, quando questo attraversa i reclusori o i luoghi della follia. Il carcerato e il matto si allontanano dalla dimensione dell"utile, che dal gioco alla scuola al lavoro tiene unite le generazioni e noi che oggi ci troviamo qui. Ed è all"utile che occorre facciano ritorno tanto il carcerato che il matto. Un utile che sia socialmente compatibile. Non quindi l"utile del corrotto, del trafficone, del falso uomo di Stato o del falso scienziato, ma l"utile dell"onesto, dell"operoso, di colui che declina il suo potere, esercita il suo sapere per il bene dei più, con la generosità che rende all"altezza di quel potere, di quel sapere.

Sum bona spina malis, sum mala spina bonis: il motto dei Marchesi Malspina affratella gli eroi dell"antimafia e i funamboli della riabilitazione, che hanno in fondo il medesimo scopo, quello di ricondurre il reo e il folle sulla strada della competenza sociale. Nell"un caso e nell"altro si tratta di scoprire le magagne che si annidano dietro il delitto o dietro il sintomo, per indurre il soggetto a coltivare diversamente il proprio terreno cosicché l"uomo non soffra, né faccia soffrire: la differenza è nella sofferenza, sperimentata o indotta. E" la sofferenza ad autorizzare l"intervento tanto delle forze dell"ordine e della giustizia che del medico.

Abbiamo voluto che Il Bruco, un piccolo grande esperimento fiorentino che da un ventennio porta avanti l"istanza della cura di sé che passa per la cura delle piante a favore dei portatori di sofferenza psichica, entrasse a Sollicciano, un luogo così pieno di verde e di abbandono, e che lo facesse a partire dal Giardino degli Incontri, dal suo spazio verde degno di attenzione e cura, invero coltivato in maniera sommaria, distratta, occasionale. I malati di mente vivono in carcere certo assai peggio dei 41 bis: per loro nei reclusori non ci sono attività rieducative, né possibilità di lavorare. E" dunque compito oggi delle Aziende Sanitarie promuovere attività che li riguardino, considerato lo spessore della psicopatologia reclusa, destinato ad aumentare con la declamata evoluzione dell"internamento giudiziario.

D"altra parte, è dal carcere, che anticipa i problemi in divenire di una società distillandoli e concentrandoli quando sono ancora in fasce, che occorre partire per il rinnovamento che da più parti si ode invocare/evocare, e non tanto dai gioielli del Paese, perché arriveremo così sempre troppo tardi e verremo sgominati dai nuovi guai che si abbatteranno su quei gioielli. Occorre partire dalle finestre rotte per ridurre i crimini gravi, come ha dimostrato l"omonima teoria quando praticata in quel di New York. Direi dunque, restando a Firenze, occorre ripartire dai tetti di un carcere colabrodo, di un cosiddetto carcere d"oro; e restando ad oggi, dal prestigio di un giardino che un uomo dall"occhio alato come Giovanni Michelucci volle donare alla prigione fiorentina, consapevole come era diventato nella sua età tarda, ma lucidissima, dell"importanza di ripartire dal carcere per curare la città, i suoi aspetti urbanistici, ma non solo. La contaminazione creativa del Grande Architetto toscano aiutò, e continua ad aiutare molti di coloro che avevano scelto la sponda aggressiva della trasgressione e che sono, almeno in parte, tornati a esprimersi sul versante creativo dello stesso culmine: quello dell'andare oltre. Oggi il potenziale terapeutico dell'arte è talora oscurato dalla disperazione in cui sprofonda l'italico sorriso. Come tornare a sentirsi meno aridi?

Se l'ipotetico frattale dell"Italia di questi anni disegna il profilo della corruzione, a ciascuno il compito di curare l"unità frattalica che è alla sua portata, quella di cui si è responsabili, per piccola e modesta che possa sembrare, e magari ai nembi minacciosi si sostituiranno cirri sereni, al buio la luce. Io e Maria Luisa Brandi ci abbiamo provato e se in quel luglio di sole e di speranza fosse stata Maria Grazia Giampiccolo a dirigere Sollicciano, forse avremmo potuto festeggiare qui il nostro sessantesimo compleanno donato a un progetto, come spero altri possano fare a beneficio del carcere di Firenze e dunque della città.




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