-  Redazione P&D  -  03/08/2008

LA MORTE DELL'UOMO NERO - Lorenza MORELLO

Oggi è morto l'uomo nero.

L'uomo che popola i sogni dei bambini, sin dalla prima infanzia, risalendo indietro per generazioni, fino all'alba dei tempi, per me aveva il suo volto, il suo sorriso falso quando mi incontrava di giorno, per poi tornare a popolare gli incubi notturni, quando un bambino rammenta ciò che su di lui -persona reale e conosciuta, talvolta persino "familiare"- gli è stato narrato. 

Il male, per me, aveva il suo volto e la sua voce. E, certamente, agiva coi suoi modi e le sue maniere, per attrarti a sè. Ora che, di colpo, non c'è più, mi chiedo se anche il male abbia cessato di esistere.

Un antico adagio pedemontano dice, pressapoco, così "Quando nascono son tutti belli, quando si sposano son tutti bravi, quando muoiono eran tutti buoni" e mi chiedo se anch'io, in questo frangente, dovrei trovare parole di elogio a suffragio di questa dipartita. Il cervello si concentra e cerca di far tacere il cuore, la mente cerca parole docili ma non false, e il risultato è che non si cava un ragno dal buco. Non una singola sillaba positiva, a cercarla, esce dalla mia mente per riferirsi a lui.
Adesso che non c'è più, tutt'al più, potrei chiedermi se la sua cattiveria fosse davvero tale, o se non fosse egli altro che una vittima dell'ignoranza, dei tempi in cui nacque (parliamo degli anni '30), della vita di provincia, di un sistema partriarcale...insomma, il buonismo dilagante che tanto imperversa di questi tempi (rendendo l'aria estiva pesante e insalubre, come quella di Pechino), mi suggerirebbe di seguire questa strada, per concludere con un laconico "In fondo, lui era vittima e carnefice allo stesso tempo". Ma mentre lo dico non posso non pensare che individui simili, cresciuti in identiche condizioni (come erano, a mò d'esempio, lui e i suoi fratelli) giungono poi a risultati diversi essendo gli uni esempi di bontà (o, quantomeno, persone "senza infamia e senza lode") e l'altro la personificazione di Barbablù. 

E allora ecco che la mente torna ad arrovellarsi, attorcigliandosi su se stessa, e i tremebondi racconti di anni fanno capolino alle immagini degli ultimi giorni dell'orco, in un consunto corpo, divorato dai germi dei vizi che aveva sempre praticato che, per la prima volta, ho visto sorridere di una quasi commossa dolcezza a me passante, quasi ad implorare pietà e commozione (o forse persino conforto e perdono?) per la sua condizione.
Al suo sorriso rispose un mio cenno di cortese distacco. E mai avrei pensato di trovarmi qui, stasera, a scrivere di lui. Ma, com'è vero che spesso si riflette più sul male che sul bene, ecco che mi interrogo, stasera, su questa persona e su quello che è potuta valere (a parte le sue malefatte e la condotta profondamente egoista e priva di cuore che tutti gli han visto condurre) la sua esistenza.
Lascia due figli, un maschio ed una femmina, ormai genitori a loro volta ed una moglie, vittima per un'intera vita di un uomo violento, che sul letto di morte ebbe la forza di dirgli "L'unica cosa che tu mi hai dato di bello nella vita sono stati i figli" (sebbene i due fossero sposati, pare che uno dei due figli sia stato concepito a seguito di una violenza dell'uomo sulla moglie, ndr). L'unico sfogo, dopo una vita di violenza. Questa donna, ancora così giovane, che, schiacciata per anni da una vita accanto ad un uomo del genere, adesso è schiacciata -forse con altrettanta veemenza- dalla dipartita di questo. Perché si accorge di non aver vissuto, di aver sopportato, di aver rinunciato...sapendo che la fine era scontata.

Questa storia, narrata con pochi dettagli perché l'intento non è certo quello della cronaca giornalistica, vorrebbe invitare il lettore a riflettere sulle azioni (anche le più piccole) e sulla caducità della vita. Della vita tutta. Della vita comunque vissuta. 

Jerry Lewis
diceva "La felicità non esiste, non ci resta che cercare di essere felici senza" e forse, alla fine, il messaggio è un pò questo: basta buonismo, quando tutto è compiuto, abbiamo il diritto di denunciare il male (e il dovere di farlo, ovviamente!), anche postumo. E basta sopportare mali ingiusti, la vita è troppo breve per permetterci di temporeggiare.




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