-  Rigazio Sara  -  20/01/2015

IL CASO SUAREZ E LE CLAUSOLE CONTRATTUALI – Sara RIGAZIO

 

-       Interessi protetti: sport

-       Clausole contrattuali

-       Compatibilità con la normativa comunitaria in tema di concorrenza

 

 

Tra i giocatori attualmente militanti nel campionato di calcio spagnolo, pochi hanno suscitato un interesse mediatico al pari di Louis Suarez, l"attaccante uruguayano recentemente acquistato dal Barcellona, noto al grande pubblico per una serie di episodi, alcuni dei quali di natura – per così dire – non squisitamente sportiva.

Scandali e aggressioni in campo a parte – tutti ricorderanno il morso sferrato ai danni di Giorgio Chiellini durante il match mondiale la scorsa estate – l"atleta sudamericano si è reso protagonista di una vicenda dai contorni particolarmente interessanti sotto il profilo della contrattualistica sportiva.

Acquistato dal Liverpool nel 2011 per circa 23 milioni di sterline, nel dicembre del 2013 l"attaccante aveva rinnovato il contratto con il club prolungandolo di altri quattro anni. Già durante l"estate dello stesso anno, tuttavia, Suarez aveva manifestato i primi segni d"insofferenza nei confronti della squadra dei Reds rilasciando alla stampa locale dichiarazioni piuttosto critiche verso la società. Contemporaneamente quest"ultima aveva rigettato entrambe le offerte di acquisto presentate dalla rivale londinese, l"Arsenal FC: la prima, pari a circa 35 milioni di sterline poiché ritenuta "eccessivamente inferiore rispetto al reale valore del giocatore" (stimato, invece, dal Liverpool in circa 55 milioni) e la seconda, pari a 40 milioni (o, meglio, a 40 milioni e una sterlina) stante l"assenza – sempre secondo il Liverpool – di una specifica disposizione contrattuale che obbligasse la società a tenere in considerazione qualsivoglia offerta.

Com"era prevedibile, la reazione di Suarez e dei suoi legali non si è fatta attendere. Invero, al centro della vicenda si pone la famosa quanto controversa esistenza della c.d. "buy out clause" la clausola che, letteralmente, impone all"atleta stesso di "acquistare" il proprio contratto per la cifra in esso stabilita, salvo, nella pratica, riservare tale operazione al club acquirente. Si tratta di uno strumento contrattuale largamente utilizzato nell"esperienza spagnola al punto da costituire un elemento imprescindibile di molti contratti. Tuttavia, definirne i contorni e le specificità appare, com"è agevole intravedere, un compito piuttosto complesso per l"interprete.

Da un lato, infatti, si pongono evidenti problematiche con riguardo alle diverse normative operanti in tema di tassazione come testimoniato dalle vicende Herrera e Martinez[1].

Dall"altro, un"ulteriore difficoltà è data dalla confusione – spesso generata dagli stessi organi giudiziari sportivi[2] – con la c.d. "release clause". Non si tratta, peraltro, di una differenza trascurabile giacché nel caso della "release clause" è la clausola stessa contenuta nel contratto dell"atleta a stabilire l"ammontare minimo dell"offerta che la società interessata all"acquisto deve, eventualmente, superare con una controproposta[3]. Ove ciò si verifichi, l"atleta è autorizzato a contrattare il proprio trasferimento.

Orbene, nel caso di specie l"interpretazione dei legali di Suarez è stata nel senso di considerare la previsione contenuta nel contratto del proprio assistito al pari di una release clause e, dunque, di considerare legittima la seconda proposta di acquisto avanzata dall"Arsenal. Di opposto avviso, come accennato, la società dei Reds.

La vicenda non ha avuto, com"è noto, esito positivo per Suarez e l"Arsenal. Quest"ultima, dopo una empasse durata a lungo, anche a seguito dell"intervento della Player Footballers" Association (PFA), ha infatti rinunciato all"acquisto del giocatore optando, probabilmente, per situazioni meno complesse da un punto di vista contrattuale.

Al di là del caso Suarez, tuttavia, una riflessione va svolta, a nostro avviso, con riguardo più in generale all"inserimento di clausole simili negli accordi tra atleta e società sportive. Se, com"è agevole intuire, il fine ultimo di tali clausole sta nell"assicurare sia ai giocatori sia alle società profitti sempre maggiori e margini di manovra adeguati sotto un profilo finanziario va, al contempo, rilevato che occorre altresì verificarne la compatibilità con le regole di concorrenza operanti nell"Unione europea. Tali strumenti contrattuali, infatti, potrebbero costituire una vera e propria restrizione sul mercato là dove si ritenesse violata la libertà delle parti di contrattare stabilendo, invece, una somma predeterminata all"interno dello stesso accordo.

La questione, tuttavia, rimane ad oggi aperta giacché nessuno degli organi comunitari competenti si è pronunciato in merito. Non resta che attendere, dunque, il prossimo leading case in materia.



[1] È quanto accaduto rispettivamente nel caso del mancato acquisto di Anders Herrera da parte del Manchester United e del riuscito trasferimento al Bayern Monaco di Javi Martinez.

[2] Si veda il caso Matuzalem (CAS 2008/A/1519) nel quale la Corte per l"Arbitrato ha definito buy out clause quella che, in realtà, consisteva invece in una release clause. Al paragrafo 70 la Corte afferma che "The relevant part of clause 3.3 of the employment contract between Player and Shakhtar Donetsk reads as follows: "During the validity of the Contract, the Club undertakes – in the case the Club receives a transfer offer in amount of 25,000,000 EUR or exceeding the some [recte: sum] above the Club undertakes to arrange the transfer within the agreed period".

[3] Spesso si verifica che la "release clause" sia a sua volta soggetta ad alcune condizioni, quali, ad esempio, una particolare modalità nella tempistica dei trasferimenti (transfer window) o la partecipazione ad una competizione sportiva (Champions League).




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