Cultura, società  -  Redazione P&D  -  02/12/2021

I vandali digitali - Marco Faccioli

I leoni da tastiera che non dormono mai. L'esercito di molestatori all'attacco della Rete. 

Come ha scritto giustamente il giornalista Riccardo Luna, se la nostra vita sui social network fosse un film dovremmo riconoscere che, per ora, stanno vincendo i cattivi. Disturbatori, odiatori (o haters se preferite), molestatori di ogni risma... sono pressoché infinite le categorie di vandali digitali che per interesse, secondi fini o anche solo per il mero scopo di creare disordine, imperversano in Rete insinuandosi a gamba tesa in discussioni, blog, commenti e in ogni altro luogo e/o situazione che possa arrecare disturbo fine a se stesso. Persino su Twitch, la nuova piattaforma di Amazon che permette ai videogamer di trasmettere in diretta le loro sfide (da sempre relativamente immune agli insulti dei leoni da tastiera), ha vissuto il primo “sciopero contro gli odiatori”. Tutto è nato dal fatto che, gruppi organizzati di hooligans digitali (senza né squadra né bandiera) pare abbiano iniziato a darsi convegno a una certa ora per entrare nei commenti delle dirette infestandoli di insulti e oscenità di ogni tipo. Non necessariamente contro qualcuno o qualcosa ma, come sopra ricordato, per il solo gusto di metter briga e guastare l'evento. Il tutto assomiglia molto a un vecchio corto di Roman Polansky del 1957,  sconosciuto ai più, dal titolo “Come ti rovino la festa!”. Il titolo la dice lunga sulla trama: fuori dai cancelli di una villa dove sta svolgendosi una festa a invito, staziona un gruppo di delinquentelli molto irrequieti. Appena il guardiano si distrae, i ragazzacci scavalcano e fanno del loro peggio per rovinare la serata, così, proprio perché quella sera non avevano niente di meglio da fare. I responsabili di Twitch si sono difesi dicendo che stanno già facendo il massimo per contrastare il fenomeno (ben sapendo che se gli argini non dovessero tenere, la piena sarebbe inarrestabile), ma i vandali digitali sono particolarmente accaniti e si ripresentano con nomi diversi o a volte mandano all'attacco dei bot, ovvero degli account creati e gestiti da un computer ...una vera e propria “anonima insulti”. Da molti analisti la lotta ai vandali è considerata una lotta impari, che vede oggi su Twitter il suo palcoscenico preferito ma che ha rapidamente contagiato anche altri social come Facebook e Instagram. Intanto i gestori dei social corrono ai ripari: il capo di Instagram Adam Mosseri ha annunciato un set di strumenti per proteggere la propria community dagli abusi. Lo strumento più potente si chiama “Limits”, è già attivo e consente di limitare temporaneamente commenti e messaggi privati da persone che non seguono un determinato profilo (o che lo seguono da poco) e che hanno iniziato a seguire un utente con il solo e unico scopo di insultarlo. Limits è stato introdotto per far fronte a quanto accaduto ad alcuni calciatori della nazionale inglese dopo la finale persa ai rigori contro l'Italia, che erano stati attaccati con insulti pesantemente razzisti. Anche Twitter dal 1^ settembre sta sperimentando qualcosa di analogo: si chiama “Safety Mode” e per ora è solo un test-promo su un gruppo di utenti. Lo scopo è quello di bloccare automaticamente (e temporaneamente) i profili che postano commenti offensivi o che continuano a mandare gli stessi messaggi senza risposta a una persona che evidentemente ha deciso di non rispondere. Limits e Safety Mode introdotti a pochi giorni di distanza sono la prova che da soli non ce la possiamo fare e che l'aria sui social media è diventata pesante e irrespirabile e che quindi occorre metter mano a tutti quegli strumenti volti a mettere il silenziatore a chi urla di più. La sfida, a dire il vero, è di quelle più impegnative dell'era dei social network che, non dimentichiamolo, sono piattaforme che, nate e prosperate permettendo a chiunque di dire (o di urlare) la sua, fin dall'inizio hanno covato in seno i germi della loro possibile autodistruzione. D'altronde, già duecento anni fa, una penna incommensurabilmente più autorevole di chi scrive, quella di Alessandro Manzoni, aveva così composto... laddove vi sono dei tumulti di popolo, c'è sempre un certo numero d'uomini che, o per un riscaldamento di passione, o per una persuasione fanatica, o per un disegno scellerato, o per un maledetto gusto del soqquadro, fanno di tutto per ispinger le cose al peggio, propongono o promuovono i più spietati consigli, soffian nel fuoco ogni volta che principia ad illanguidire: non è mai troppo per costoro; non vorrebbero che il tumulto avesse fine né misura. Difficile trovare nella storia profezia più illuminante su quella che sarebbe stata la vita quotidiana all'epoca dei social media. 




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