La leader della Linke scrive un appassionato attacco. Studi pedagogici nella stessa direzione. Il capo del sindacato insegnanti di Berlino: "Sono socialmente iniqui, ingiusti e cementano la dipendenza sociale dai risultati scolastici”. Ma i conservatori e alcune associazioni di categoria dei professori: "Fondamentali per l'apprendimento"

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Rituale pedagogico o pilastro dell’apprendimento? In Germania è scoppiata (di nuovo) la polemica sull’abolizione dei compiti a casa. Stavolta è stato un appassionato intervento sul Tagesspiegel della leader della Linke, Janine Wissler, a scatenare il dibattito. “Lo stress quotidiano da compiti a casa avvelena la vita famigliare, produce conflitti, pressioni, lacrime, alimenta aggressioni”, scrive l’esponente della sinistra tedesca.

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Una pressione che graverebbe soprattutto sui genitori che lavorano e sui single che tirano su i figli da soli. Wissler ritiene le “Hausaufgaben”, come le chiamano i tedeschi, addirittura un “outsourcing dei compiti pedagogici alle famiglie”. I compiti a casa non sarebbero totalmente da cancellare ma andrebbero limitati a casi eccezionali (per preparare compiti in classe o esami o leggere libri per le lezioni di lingua). “Ma i compiti in classe quotidiani”, argomenta, “vanno aboliti”.

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In Germania la scuola è materia quasi esclusiva dei land. Ed è stata immediata la reazione della Baviera, la regione nel sud della Germania che nei ranking internazionali Pisa-Ocse risulta tra le oasi felici dell’eccellenza tedesca. Il ministro della Cultura Michael Piazolo (Freie Wähler) è contrario all’abolizione dei compiti in classe. “Ammetto: anche io non sono sempre stato felice di dovermi sedere alla scrivania nel pomeriggio per fare i compiti in matematica o imparare i vocaboli. Ma ho anche capito che i compiti aiutano nell’apprendimento”.