Si prende in esame una recente sentenza della Corte di Cassazione (seconda Sez. Penale n. 9553/21) relativa al tema della frode assicurativa e delle differenze rispetto alla truffa “semplice” disciplinata dall’articolo 640 – in riferimento specialmente al falso materiale ed ideologico.

Il fatto, in breve: la Corte di Appello di Roma aveva condannato, in parziale riforma del provvedimento di primo grado, l’imputato per il reato di cui all’art. 642 c.p. perché, al fine conseguire un vantaggio, determinato dall’indennizzo assicurativo, non dichiarava in sede di stipula del contratto assicurativo che la propria autovettura fosse incidentata e non marciante assicurando il veicolo ad un valore maggiorato e percependo poi dall’assicurazione l’intero valore a seguito del furto del citato veicolo.

Il difensore ricorre in Cassazione lamentando diversi motivi, tra i quali, quello che maggiormente ci interessa, la qualificazione errata della condotta dell’imputato.

Secondo il ricorrente, infatti, le dichiarazioni non vere rese dall’assicurato al momento della stipula della polizza possono integrare il delitto di cui all’articolo 640 e non 642 c.p. (con conseguente riduzione della pena).

Tuttavia, i giudici di Piazza Cavour ritengono non meritevole di accoglimento detto motivo di ricorso: infatti la falsificazione della documentazione richiesta per la stipulazione di un contratto di assicurazione, prevista dall’art. 642 cod. pen., può essere integrata tanto da una falsità materiale quanto da una falsità ideologica poiché la norma, a differenza di quelle in tema di reati di falso (art. 476 c.p.), non distingue espressamente tra i due tipi di falsità.

Anzi vi è di più: l’articolo 642 ha come soggetto passivo l’assicuratore e la sua tutela, punendo la truffa speciale: non si comprende quindi per quali ragione dovrebbero essere sanzionati soli i falsi materiali piuttosto che quelli ideologici che spesso “sono ancora più insidiosi”.