Aforismi raccolti a caso, nei libri o su Google: un po’ melensi, scontati alla fine.
Quelli sull’intelligenza, “Ogni bimbo che nasce è in qualche misura un genio, così come un genio resta in qualche modo un bambino” (Schopenhauer); “I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta” (Saint-Exupéry).
Le espressioni roboanti, “Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere” (Rabelais); le frasi apocalittiche, “Quando non si è più bambini si è già morti” (Brâncusi).
Così il resto: “Precoce: dicesi di chi a quattro anni fugge con la bambola della sorellina” (Bierce); “I bambini hanno già una loro personalità; li guardavo l'altro giorno sulla giostra: alcuni saltavano sui cavalli, altri erano spaventati, altri ancora scommettevano sui cavalli” (Rudner).
Frecciatine: “Mai lasciare un bambino attore vivere più del necessario” (Fields); “Adoro i bambini, specialmente quando piangono, perché a quel punto qualcuno li porta via” (Mitford).
Forzati i cinismi: “Non tutti i bambini hanno la fortuna di essere orfani” (Renard). Oppure i passi autobiografici: “Da piccolo ero il tipo di bambino con il quale mia madre mi diceva di non giocare mai” (Fechtner).
Meglio il taglio profetico? “Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio” (Borges).