-  Redazione P&D  -  10/12/2015

FEMME FATALE - Giuseppe FEDELI

"Sii te stesso, gli altri posti sono occupati" - Oscar Wilde
Grandi donne. Donne che hanno fatto la storia. Donne che hanno lasciato la loro impronta sul mondo, rimanendo se stesse: Simone de Beauvoir, l"icona più rappresentativa del nuovo femminismo; Frida Kahlo ,le cui opere stillanti sofferenza e rabbia per le ingratitudini della vita riempiono musei e murales di tutto il mondo; Oprah Winfrey, vittima di abusi e di una violenza inimmaginabili; Marie Curie, due volte premio Nobel per la Fisica e per la Chimica; Rita Levi Montalcini, che sognava di fare la modella. "Icone" depositarie di verità che vanno oltre l'apparenza, vessillifere di battaglie che hanno segnato traguardi importanti in seno alla nostra civiltà. Ma il ventaglio è infinitamente più ampio e variegato. "Donna, mistero senza fine bello": filios aluit et lanam fecit, dicevano di lei i Romani, consegnandola a queste mansioni. Oggi le cose sono cambiate. La donna si "declina" su più fronti, ma l'ingegno la delicatezza l'estro restano sue prerogative. Deputata da sempre alla funzione più nobile, dare la vita donandone il frutto, ha tuttavia conosciuto epoche in cui è stata per così dire immiserita nel suo essere, dalla negazione dei diritti e delle "pari opportunità" rispetto all'universo maschile, all'emancipazione ultra sessantottina, che però, nonostante i manifesti di liberazione dalla sudditanza in ogni sua coniugazione, ha finito per farne la donna-oggetto, la femmina preda delle brame cupide di maschi allupati, orpello e tappezzeria da salotto biedermeyer. Mi ha fatto riflettere l'ultimo calendario Pirelli -l'étoile è Serena Williams- che, controcorrente, ha voluto dipingere la donna non più come sex symbol, maliziosamente allusiva, ma in una prospettiva più etica che estetica. Sono state ritratte in pose tutt'altro che leziose o lascive donne che hanno contraddistinto la nostra epoca, dandole valore aggiunto; donne che non hanno fatto della bellezza un feticcio, ma che rimangono scolpite nello sguardo dell'osservatore proprio perché portatrici di valori altri. Se è vero che ci sono anche donne "piccole", donne che, rose dal tarlo dell'invidia, amano specchiarsi nell'altrui sembiante per poter sferrare attacchi micidiali alle rivali -che lavorano silenziosamente e portano avanti la fatica di vivere e dei giorni-, e, dietro alle vacuità, non obbediscono a un modello virtuoso, comunque sia il mondo -fermi i valori e gli allori di cui cingere il capo ai rappresentanti dell'"altra metà del cielo"- , è stato detto, è non tanto al femminile, ma femminile: "Perché l"idea della donna bianca felice che ci mettono continuamente sotto gli occhi, quella a cui dovremmo sforzarci di assomigliare(...)non l"ho mai vista da nessuna parte. È addirittura possibile che non esista". (Virginia Despentes). Come a dire l'Eterno Femminino quale celebrato in versi memorabili da Goethe nel Faust.




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