Forse proporrò ai miei compagni di strada di cambiare il vessillo del nostro gruppo di lavoro: non più ‘’Diritti in movimento’’ ma ‘’Diritti e DOVERI in movimento’’

Diritto alla cura e all’assistenza, certo,  evviva. Diritto al rispetto del proprio orientamento sessuale, mi va benissimo. Diritto di non soffrire, ottimo. Diritto all’autodeterminazione, a un fine vita  nel segno della dignità, ok.

Diritto di  non vaccinarsi, bisogna  già discuterne. Diritto a rifiutare le trasfusioni di sangue, può darsi. Diritto alla droga, all’alcol, al gioco di azzardo, avrei forti dubbi.

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Diritto a picchiare la propria compagna, tanto tu non sai perché lo fai, lei sì … direi no.

Diritto di non studiare, di non lavorare, direi di no. Diritto di studiare, di lavorare, direi di sì.

Diritto alla felicità, magari, parliamone;  diritto di cercarla, la felicità, direi di sì.

Diritto alla gentilezza, al garbo, alle premure, al progetto esistenziale di vita, ok.

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E i doveri? Che ne direste se cominciassimo a discuterne?

Dovere di solidarietà, c’è già anche se è vago. Doveri verso i figli, sì, ma vaghi anche loro. Doveri del datore di lavoro, art. 2087 c.c., vago anche lui.

Troppo vago tutto quanto, ho telefonato ieri a Kant, suggerisce che si distribuisca davanti alle scuole un volumetto con stralci delle sue Critiche. Anche Mazzini è abbastanza d’accordo.

Confucio devo sentirlo

Forse la nostra Costituzione parla troppo poco di doveri: anche la Cassazione, anche i partiti italiani.

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Dovere di essere buoni, pazienti ascoltatori, rigorosi coi Cattivi-Cattivi, protettori dei fragili.

Dovere di essere umili, di non frequentare troppo  i talk show, di non strofinarci coi potenti, di non sgomitare, non sculettare troppo.

Di tacere un po’ di più, di non buttare via la nostra vita, di passare più tempo sui ciliegi a guardare il cielo o i cuccioli che si affacciano dalle tane