A colazione le eccellenze del “Sonne” si erano confermate. Piccoli strudel sui vassoi, miele di castagno, marmellate fatte in casa; di suo il cameriere - sempre quello - aveva servito spremuta di mirtilli, fatta appositamente, cioccolata bianca allo zenzero, bacche dolci e pungenti di bosco, una tortina di marroni in crosta - “Due fette per il viaggio, ce le incartano?”, così l’ex-allieva.
Caldo fuori, più di prima: M. aveva proposto un secondo giro di vetrine. “Mi sono portata poche cose estive”, Ina curiosa davanti a una svendita. M. aveva suggerito dei calzoncini bianchi per lei, di cotone; dentro a provare vari modelli allora. I primi esemplari le sembravano “troppo corti”, lasciavano “fuori mezzo sedere”; i secondi larghi, “da suora al mare”. Scelta infine una “versione brava ragazza”, se li era tenuti addosso.
Il professore aveva insistito, subito dopo, per comprarle una Polaroid; sapeva quanto impaziente fosse lei, specie coi ritratti di persone: facce e corpi sulla carta, poter incollare i rettangolini subito, da qualche parte. C’era un negozio a destra del paese, non mancava la versione che cercavano: uso principianti, ricca di opzioni; Ina era uscita sorridente - “La piccola fotografa felice” - dondolando la custodia.
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