-  Redazione P&D  -  22/03/2010

COSI' LA CRISI PESA SULLA SALUTE DEGLI ITALIANI. ANCHE IL DENTISTA E' UN LUSSO

Il dentista è diventato un lusso, a tavola si mangia più pane e meno frutta, il consumo di farmaci antidepressivi è triplicato. Sono alcuni degli effetti che la crisi economica ha provocato sulle abitudini degli italiani, soprattutto sulle fasce deboli della società. E’ questo il dato di fondo che emerge dalla settima edizione del Rapporto Osservasalute (2009), un'analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell'assistenza sanitaria nelle regioni italiane. Il rapporto è pubblicato dall'Osservatorio nazionale sulla salute dell'università Cattolica di Roma e coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di igiene della facoltà di Medicina e chirurgia.

Lo studio rivela come e quanto abbia pesato sulle famiglie la minore disponibilità economica causata dalla crisi. Le cure odontoiatriche, ad esempio, sono diventate un lusso che solo meno di due famiglie su cinque si sono potute permettere. I tagli alla spesa hanno pesato anche nell’alimentazione: è cresciuto il consumo di carboidrati, pasta e pane, mentre si è ridotto quello della frutta e della verdura perché troppo costose. A ciò si aggiunge il dato sul boom degli antidepressivi, anche più preoccupante perché non collegato direttamente alla recessione: +310% dal 2000 al 2008.

Gli italiani inoltre sono sfiduciati nei confronti del Sistema sanitario nazionale (Ssn). Due su tre danno un voto appena sufficiente o da completa bocciatura alla sanità pubblica e solo un cittadino su tre lo promuove a pieni voti dando un giudizio da sette a dieci. La percentuale dei soddisfatti è molto più alta nelle regioni del Nord, mentre tra le fasce d’età sono gli anziani - cioè proprio coloro che ricorrono di più alle cure mediche - quelli che apprezzano il servizio offerto: circa 4 su 10 di loro, infatti, lo ritengono soddisfacente. La fotografia che emerge da Osservasalute è quella di un’Italia con una sanità pubblica che funziona a macchia di leopardo e dove l’offerta dei servizi è nettamente migliore nelle regioni settentrionali. Un dato che non stupisce se si considera anche la ricerca sulle liste d’attesa svolta da Repubblica salute: per una mammografia a Milano si aspetta da un minimo di 20 giorni a un massimo di 120, a Napoli esattamente il doppio.

Il gap tra Nord e Sud passa anche per la tavola. Il Nord si rivela più attento alla salute e meno sedentario; il Sud, invece, presenta fattori di rischio in crescita per malattie cardiovascolari e tumori, che infatti, proprio nel Mezzogiorno registrano un aumento di incidenza. In questo ha inciso la crisi. La dieta mediterranea, rimarcano i ricercatori, è divenuta troppo costosa da seguire e infatti si consuma poca frutta e verdura; solo il 5,6% degli italiani mangia le cinque porzioni raccomandate In tempi difficili si punta alle cose che “riempiono” di più. Così l’85,5% degli italiani mangiano pasta, pane e riso almeno una volta al giorno. Quanto alle carni, prevale la bianca, più economica: il 79,3% degli italiani la consuma almeno qualche volta a settimana (71,8% quella bovina). Aumenta, inoltre, il numero dei “golosi”, coloro cioè che consumano dolci e soprattutto snack salati. In calo, infine, la spesa per bevande gassate e aperitivi analcolici.

L’allarme antidepressivi. In Italia si registra un forte aumento tendenziale del consumo di farmaci antidepressivi, che è salito del 310% (cioè più che triplicato) dal 2000 al 2008. Il boom degli psicofarmaci è forse l’unico dato che negli ultimi anni accomuna tutte le regioni d’Italia. Questa crescita esponenziale, si legge nel report, è attribuibile a diversi fattori: da un lato c'è l'aumento del disagio sociale, che rimane tuttavia ancora difficilmente quantificabile, dall’altro alcuni oggettivi elementi di cambiamento. "Nel nostro Paese è in atto una vera e propria epidemia di malattie mentali - spiega Walter Ricciardi - da una parte a causa dell'evoluzione velocissima della società globale, cui è difficile stare dietro, e alla quale si aggiunge l'attuale crisi economica con il crescente problema della disoccupazione. Assistiamo però anche una minore stigmatizzazione dei pazienti depressi e a un aumento della preparazione dei medici di fronte a questi disturbi. Oggi, infine - ha concluso - si hanno a disposizione medicinali con pochi effetti collaterali che si possono utilizzare più facilmente e che sono più graditi dai malati".

Un paese in crescita. Aumenta la popolazione residente in Italia rispetto al biennio 2006-2007, principalmente perché cresce il numero di immigrati che abita nel nostro Paese. Nel biennio 2007-2008 l’Italia presenta un saldo totale positivo e pari a +7,7 persone per 1000 residenti per anno.

Aumenta la fecondità. Il numero medio di figli per donna ha mostrato una lieve ripresa ed è passato da 1,35 dell’anno precedente a 1,373. Una conseguenza anche legata all’aumento della popolazione straniera che è più fertile delle donne di cittadinanza italiana. Le immigrate hanno in media 2,4 figli, le connazionali 1,3. Infine in forte crescita, specie nel Centro-Nord, è la quota di nati vivi da madri straniere: quasi 15 nascite ogni 100 avvenute in Italia sono ascrivibili a madri straniere. Un ultimo dato da tenere in considerazione sono i numeri della procreazione medicalmente assistita: ogni 1.000 nati vivi 16,2 nascono da gravidanze ottenute con la fecondazione artificiale.

L’Italia continua a invecchiare. Il rapporto 2009 mostra la tendenza all’invecchiamento della popolazione italiana. Una persona ogni cinque ha più di 65 anni, con punte regionali di oltre una ogni quattro in Liguria. Una ogni dieci invece ha più di 75 anni. Le donne sono la maggioranza, rappresentano il 53,8% della popolazione di 65-74 anni e il 62,8% degli over 75.




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