Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  25/01/2023

Condannato per omicidio a 23 anni: dopo 17 mesi va ai domiciliari

LA RABBIA DEI PARENTI DELLA VITTIMA

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Il caso a Livorno: GC deve scontare 23 anni per l'omicidio di Nazzario Cerrai, dopo un anno e mezzo va ai domiciliari

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Era stato condannato a 23 anni di reclusione per omicidio volontario. Ora, dopo un anno e mezzo, verrà scarcerato: il giudice ha deciso che continuerà a scontare la pena ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Il caso arriva da Livorno, dove l’uomo uscirà dal carcere dopo il pentimento e un percorso terapeutico. Ma i familiari della vittima non ci stanno.

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Protagonista della vicenda è Giacomo Casalati, ex operaio portuale ed ex tossicodipendente di 48 anni. L’uomo nel novembre scorso era stato condannato a 23 anni di reclusione per l’omicidio del 94enne Nazzario Cerrai.

Il pensionato era stato ucciso il 27 agosto 2021 nella sua casa di Livorno. Secondo quanto ricostruito, Casalati aveva soffocato l’anziano perché aveva rifiutato di dargli alcuni soldi. I due si conoscevano ed erano in buoni rapporti dopo che la compagna dell’operaio aveva lavorato come badante per l’anziano.

La coppia aveva rubato alcuni gioielli che la vittima teneva nascosti in casa, refurtiva che non è mai stata trovata. I due erano stati arrestati una settimana dopo il delitto.

Il 48enne era stato poi condannato per l’omicidio volontario di Cerrai mentre la compagna Ilenia Ricci era stata assolta dall’accusa di omicidio e condannata a 2 anni 4 mesi di reclusione per ricettazione.

La corte d’assise di Livorno, la stessa che lo ha giudicato colpevole dell’omicidio, ha infatti deciso che l’uomo sconterà il resto dei 23 anni della pena ai domiciliari con braccialetto elettronico. Il 48enne tornerà a casa nei prossimi giorni, giusto il tempo di preparare e installare il braccialetto elettronico.

Il motivo della scarcerazione è stata la buona condotta tenuta dall’imputato, che si è pentito e ha chiesto scusa ai parenti del pensionato ucciso. E anche il suo percorso terapeutico che l’ha fatto uscire dal tunnel della tossicodipendenza.

La notizia ha suscitato un certo sconcerto e diverse polemiche in città. Amici e parenti della vittima si dicono indignati per la decisione della corte d’assise e parlano di una decisione incomprensibile.

Marco Brucioni, figlio della compagna di Cerrai, si dice “arrabbiato” per la decisione: “Così il tribunale Nazzario lo ha ucciso di nuovo. Evidentemente la sua vita non vale niente se basta chiedere scusa in un’aula di tribunale per essere scarcerato”.

“Noi non vogliamo vendetta ma solo giustizia e mi sembra che stavolta giustizia non ci sia stata”, ha spiegato l’uomo, che poi ha aggiunto: “Così passa il messaggio che puoi uccidere, pentirti e tornartene a casa”.

 




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