Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  22/06/2022

Arriva il codice italiano per i crimini di guerra: sarà più facile processare per i reati dei russi in Ucraina

Firmato dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, che l'aveva affidato a un pool di importanti giuristi. Le testimonianze dei rifugiati ucraini nel nostro Paese saranno usate come prove, anche per richiedere eventualmente l'arresto di persone in vacanza in Italia o di Vladimir Putin. Prima serve però l'approvazione del governo

Un codice italiano per i crimini di guerra. Firmato dalla Guardasigilli Marta Cartabia. Che ha affidato l’incarico di scriverlo a noti super giuristi ad ottobre dell’anno scorso, quando la guerra contro l’Ucraina ancora non esisteva. Perché la ministra aveva già in mente di eliminare una grave “dimenticanza” visto che l’Italia, rispetto agli accordi previsti dallo Statuto di Roma del 1998, era ed è in evidente ritardo, non potendo contare ancora su un codice per i crimini di guerra.

Ma adesso quel codice è pronto, conterrà una sessantina di reati, a partire dai quattro più importanti: genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e aggressione. Quella di uno Stato contro un altro, la Russia contro l’Ucraina. Sono i crimini che potrebbero essere contestati allo stesso Vladimir Putin, con tanto di richiesta d’arresto, come più volte ha detto l’ex procuratrice del Tribunale dell’Aja per l’ex Jugoslavia Carla Del Ponte.

Un codice strategico, adesso che anche in Italia ci sono i rifugiati ucraini. Dalle loro bocche potranno essere raccolte le testimonianze oculari dei crimini commessi, che diventeranno altrettanti elementi di prova per processare qui da noi gli autori di reati, come un russo che si trova in vacanza in Italia e pensa di essere “fuori pericolo”. Ancora più facile l’inchiesta e il processo se la vittima è italiana.

Giusto ieri Cartabia ha ricevuto la relazione sul codice dai due presidenti della commissione, Fausto Pocar e Francesco Palazzo, due firme del diritto internazionale e penale. Pocar ha dalla sua l’esperienza sul campo, 17 anni giudice della corte dell’Aja. Ma nella commissione figurano altri due nomi di peso, come Cuno Tarfusser, l’ex procuratore di Bolzano per nove anni alla Corte penale internazionale, proprio quella che adesso si sta occupando dei crimini commessi dai russi. Dei quali è giudice istruttore un altro componente della commissione, l’italiano Rosario Aitala.

Il codice andrà il prima possibile in consiglio dei ministri per essere approvato ed entrare in vigore. Cartabia ne parla come di “un capitolo importante della nostra legislazione penale contro i crimini internazionali e di guerra”. Che l’invasione russa dell’Ucraina “ha solo accelerato”. Con un lavoro che “in poco tempo ha prodotto un vero codice di diritto penale internazionale che copre gli aspetti sostanziali della disciplina che mancavano, ma che fa anche interventi importanti sulla nostra giurisdizione”.

A dare la notizia del codice è stata proprio Repubblica. Era il 23 marzo e Cartabia era in partenza per la Corte penale dell’Aja dove avrebbe incontrato il suo omologo ucraino Denys Maliuska al quale garantiva la massima collaborazione dell’Italia nell’accertamento dei crimini commessi. La ministra aveva appena affidato la stesura del codice a Pocar e Palazzo e alla commissione composta da una quarantina di giuristi. Avevano tre mesi di tempo, e hanno rispettato la deadline.

 

Intervistato da Repubblica il presidente Pocar ha spiegato quali saranno le novità del codice: “In parte i crimini di guerra già esistono nel codice penale militare. Ma solo in parte, perché lì non ci sono tutti quelli previsti dallo Statuto di Roma. Per i crimini contro l’umanità invece c’è da lavorare di più. Perché il diritto internazionale descrive diversamente una serie di crimini che si possono forse ritrovare nel nostro codice penale, ma con una formulazione diversa rispetto alla legge internazionale. Quindi il nostro codice penale può non essere sufficiente per coprire interamente le fattispecie previste dal diritto internazionale, riuscendo a coprirle solo in parte”.




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