Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  14/05/2022

Alzheimer, casi in aumento: quali sono i primi sintomi e cosa succede nel cervello di un malato

(comunque non è certo il caso di interdirli – l’amministrazione di sostegno, se opportuna, è più che sufficiente – anche per questo stiamo cercando di abrogare l’interdizione)

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Oggi in Italia si contano circa 1,2 milioni di persone colpite da demenza. Di queste circa il 60%, ossia 720mila, è interessato da Alzheimer. Secondo gli esperti, però, sono numero destinati a crescere tanto che 2040 si stima che i malati potranno essere 2,5 milioni, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione. Mentre proseguono le ricerche sulle cause e sulle terapie, dagli Stati Uniti è arrivata di recente la notizia dell’autorizzazione al commercio del primo test diagnostico in vitro per la diagnosi precoce della presenza di placche amiloidi sul cervello, che sono associate al morbo.

Cos’è l’Alzheimer e quali sono i sintomi

“È una malattia degenerativa del cervello, che causa alterazione delle funzioni cellulari e la loro morte. È la causa principale di demenza: porta a riduzione delle capacità cognitive (memoria, orientamento, pensiero astratto, capacità di pianificazione esecuzione, etc.), in dimensioni tali da ridurre l’autonomia nella vita quotidiana e non dovuta a cause che alterano la coscienza (come febbre alta, coma, ebbrezza alcolica etc.). Quindi i sintomi sono quelli indicati dalla definizione di demenza. Inoltre sono progressivi perché peggiorano nel tempo” spiega l’esperto.

Come si cura oggi l’Alzheimer: quali sono le possibilità di terapia

“Vi sono farmaci sintomatici (anticolinesterasici, Memantina) che ritardano un po’ la perdita delle funzioni cognitive. Ma, pur se certamente utili, sono di efficacia limitata nelle dimensioni e nel tempo. È importante un approccio non farmacologico. Stili di vita che riducano il rischio di contrarre la malattia, come attività fisica e mentale, ricchezza di rapporti sociali, alimentazione ricca di frutta e verdura, stare di buon umore. Poi, nelle fasi molto iniziali della demenza, è importante la stimolazione cognitiva, con vere e proprie sedute di allenamento condotte da personale preparato. Nelle fasi avanzate, invece, occorre affrontare i sintomi comportamentali: disturbi del sonno, dell’umore, iperattività o apatia, vagabondaggio, irritabilità. Anche su questi i farmaci sono di aiuto, ma raramente risolutivi. Occorre sempre considerare tali disturbi nel contesto in cui avvengono, considerarli anche l’espressione di un possibile disagio del paziente che alle volte è possibile rimuovere”.

 




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