-  Mottola Maria Rita  -  07/02/2016

AI CONFINI DEL DIRITTO: LEGALITTIMIAMO UNA TRUFFA ALLINPS? – Maria Rita MOTTOLA

ANTEFATTO – L'incomprensibile catalogo di imprecisioni, approssimazioni, stravolgimenti, capovolgimenti dei concetti del diritto si arricchisce ogni giorno. E' sufficiente ascoltare la radio (per chi come me non ha il televisore o non acquista il giornale per legittima difesa del proprio diritto all'incolumità psichica) per aggiungerne uno a piacimento. Alcune volte però l'insipienza di chi parla anche se riveste posizioni di prestigio o di rilevanza nazionale è agghiacciante. Talaltra si resta interdetti e increduli: non si renderà conto, è un incompetente, si sarà spiegato male, avrò compreso male io. Giustifichiamo quello che ascoltiamo per non accettare che dipende anche da noi, che, se solo lo volessimo, potremmo urlare un sonoro e definitivo "basta".

FATTO – Qualche giorno fa durante una trasmissione radiofonica diretta a spiegare e commentare il DDL Cirinnà in discussione alla camera dei Deputati, la prima firmataria spiegava, con molta precisione, come il provvedimento si componesse di due parti: l'una dedicata alle coppie omosessuali, l'altra, la seconda, a tutte le coppie, quindi, sia a quelle omosessuali che eterosessuali che non avessero intenzione di convolare a nozze. A queste seconde coppie venivano però riconosciuti alcuni diritti basilari, come il diritto a salire sull'autombulanza del compagno/a o ad assisterlo durante la malattia. Lo sconcerto assaliva il radioascoltatore quando la deputata firmataria del provvedimento affermava che queste coppie che non vogliono sposarsi per vari motivi, per esempio perché sposandosi perderebbero il diritto alla pensione di reversibilità, ecco a queste coppie è doveroso riconoscere i così detti diritti sociali.

IL DIRITTO – Ovviamente la mia reazione è stata: non ci credo, avrò capito male, si sarà espressa male nella foga della discussione! E allora sono andata a leggere la proposta di legge n. 14 in discussione al Senato. E' vero, è proprio vero. Tutto ben regolamentato, tutto equiparato ai diritti dei coniugi, si trattano solo i diritti. Se non erro la parola doveri appare solo nell'art. 14 allorquando si parla di diritti e doveri nascenti dall'assistenza penitenziaria e sanitaria.

Ma per quello che qui interessa all'art. 12 si dispongono i criteri di estensione dei diritti del nucleo familiare all'unione civile, precisando che 'all'unione civile sono estesi, secondo criteri di parità di trattamento, i diritti spettanti al nucleo familiare nei casi previsti dagli articoli 13 e seguenti, nonché in ogni rapporto con la pubblica amministrazione funzionale al conseguimento di prestazioni, benefici o comunque provvedimenti ampliativi o autorizzatori rilasciati in ragione dello stato di coniugio'. Dunque, nessuna esclusione della pensione di reversibilità. Il legislatore ha 'dimenticato' di inserire l'esclusione al diritto alla pensione di reversibilità per colui che formalizza l'unione civile.

Se sino ad oggi coloro che non contraevano matrimonio per non perdere l'assegno pensionistico non commettevano un atto penalmente perseguibile, in altre parole la truffa aggravata non poteva essere contestata, rimaneva, per il giudizio dell'opinione pubblica, un atto moralmente e civicamente discutibile. Ma ora che le unioni civili sono equiparate, per quanto concerne i diritti, alle coppie coniugate, non si tratta di condotta anche giuridicamente inammissibile? Il legislatore se ne è accorto e così la legge, indirettamente, ne ammette la legittimità.

LA SOVVERSIONE DELLA REALTA' – Secondo il legislatore è giusto riconoscere tutti i diritti nascenti dal matrimonio alle coppie omosessuali trattando in modo eguale situazioni che evidentemente uguali non sono, è giusto riconoscere alcuni diritti a coloro che non vogliono sposarsi, trattando in modo differente situazioni che corrispondo esattamente a un matrimonio, perfettamente sovrapponibili, è giusto costituire una sorta di coppie di serie B che hanno solo diritti e non doveri, che possono conservare privilegi violando le norme previdenziali. Tutto questo per lo strano sghiribizzo di voler negare l'evidenza, riconoscendo che ciò che non è identico è differente e quindi deve essere trattato in modo differente non per discriminare ma per adempiere al principio egualitario universale: dare a tutti coloro che si trovano nella stessa situazione gli stessi diritti.

Ribaltamento del diritto, ideologia vs realtà.




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