Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  08/05/2024

Trieste ATER, gli inquilini molesti rischiano di perdere il contratto di affitto

Stretta al regolamento sulle case popolari: possibile la revoca dell’alloggio per danneggiamento o disturbo alla quiete. FdI: «Rispetto delle regole o fuori"

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Rumori notturni, rifiuti abbandonati nell’atrio del condominio, liti sul pianerottolo e muri sfondati da un cazzotto. Nell’inventario c’è, addirittura, un citofono dato alle fiamme. Nel solo 2023 sono state 322 le segnalazioni di disturbo alla quiete pubblica o danneggiamento riportate dagli inquilini delle case Ater di Trieste, su un totale di 20 mila residenti che hanno accesso ai 14 mila appartamenti popolari della città. Nel 2024 le segnalazioni agli uffici dedicati sono già 124: in 26 casi è stato necessario l’intervento di assistenti sociali.

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«I residenti delle case Ater hanno diritto a vivere in un ambiente decoroso e quieto», dicono i due esponenti di Fratelli d’Italia, la deputata Nicole Matteoni e il capogruppo in Regione Claudio Giacomelli, annunciando una stretta alle politiche abitative popolari: «Chi infrange le norme della buona convivenza, perde il contratto e se ne va fuori».

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A partire da oggi, marted’ 7 maggio, con l’approvazione dell’emendamento a firma di Fdi alla legge regionale 1/2016 (che regola le politiche abitative all’interno dei comprensori popolari), gli inquilini delle case Ater potranno infatti vedere «decadere l’assegnazione dell’alloggio» nel caso di condanna (con sentenza definitiva) o «applicazione della pena ai sensi dell’articolo 444 del codice penale, per i reati di cui gli articoli 635 e 659 commessi all’interno di immobili o edifici destinati a edilizia sovvenzionata».

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In altre parole, il contratto di affitto in essere presso un alloggio Ater potrà essere reciso nel caso in cui l’inquilino sia condannato per reati di danneggiamento o disturbo alla quiete pubblica commessi all’interno del proprio appartamento o condominio.

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Si tratta a tutti gli effetti di un inasprimento del regolamento Ater, che già prevede la revoca dell’alloggio laddove l’assegnatario sia condannato per occupazione abusiva o abbia compiuto un reato all’interno del proprio nucleo famigliare (il resto della famiglia può sempre continuare a stare nell’appartamento). L’emendamento, presentato ieri alla stampa, estende questa casistica al disturbo del pacifico convivere – tra i casi più frequenti, annotano Matteoni e Giacomelli, ci sono alterchi tra vicini e incuria degli spazi comuni – con l’obiettivo di «garantire il rispetto delle norme di comportamento» e «promuovere una convivenza armoniosa». Anche nelle case popolari.«Molti» sono infatti gli episodi di violazione delle norme del quieto vivere segnalati dagli inquilini Ater agli uffici amministrativi competenti o allo stesso Sportello del Cittadino attivato da Fdi in via Rismondo 4, dove attraversando una doppia anta tricolore i cittadini possono chiedere consulenza legale gratuita o segnalare un disagio vissuto all’interno della propria abitazione Ater. Proprio tenendo a mente la composizione dei cittadini assegnatari di questi alloggi – perlopiù persone anziane e «fragili» – l’emendamento meloniano mira quindi «rafforzare la responsabilità individuale» e «preservare un ambiente integro e sicuro», nella volontà di «promuovere legalità e coesione sociale».

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«Nessuno vuole “sbattere” nessuno per strada», precisa Giacomelli: semmai l’emendamento vuole agire da «deterrente» e «speriamo che nessuno perda il contratto di affitto». Ma da oggi, «chi non rispetta le regole del quieto vivere, va fuori».




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