-  Cariello Maria  -  13/05/2013

SE SONO CADUTO DAL NIDO.... - Maria CARIELLO

Siamo abituati a confrontarci con la gioia della procreazione, dimenticando come per molte donne rappresenti il volto di storie dolorose e di scelte inconsapevoli o, non volute.

Non c'è soltanto Mario, il bambino abbandonato nella "Culla per la vita" dell'ospedale Mangiagalli di Milano ma anche Giovanni, Claudio e Giacinta (così li chiameremo)   che non hanno ancora un nome ma certamente sono i più coccolati dal reparto di neonatologia del Perrino di Brindisi.

In tutti i casi, queste donne non se la sono sentite di diventare madri e questo accade almeno per tremila volte. Ma di questi tremila casi, appena un settimo approda in ospedale, gli altri si concludono tragicamente con neonati lasciati dentro i cassonetti o gettati nel water.

Qualche volta il Buon Dio consente loro di essere trovati dalle mani di un camionista, accolti da poliziotti che danno loro un nome, da un cordone di amore che dà loro degna sepoltura.

Da un lato: molte donne non conoscono la legislazione e vedono nell'ospedale un luogo "spia" temendo conseguenze dalla legge o dai compagni, mariti o parenti che non approvano la gravidanza.

E sono, paura ed ignoranza che fanno sbagliare.

La legge italiana consente alle donne, anche prive di permesso di soggiorno, di partorire in ospedale in totale anonimato come prevede il D.P.R. n° 396 del 3.11.2000, non comparendo né nel certificato di assistenza al parto né nell'atto di nascita, ricevendo cure ed assistenza. Di conseguenza il bambino non riconosciuto può essere adottato e la gestante può ricevere tutte le cure per riprendersi dal parto.

Al contrario abbandonare un neonato come prevede l'art. 591 del codice penale, è reato e così per far fronte al fenomeno dell'abbandono selvaggio, alcuni ospedali hanno rispolverato l'antica "ruota" degli esposti posta fuori dai conventi: il genitore inseriva il neonato nella ruota, la girava in modo che il bimbo venisse posizionato all'interno delle mura conventuali e poi suonava la campanella, così da segnalarne la presenza.

Metodi antichi ma visti i pochi passi fatti, quanto mai attuali.

Alcune realtà (Brescia, Roma, Genova Civitavecchia, Bergamo, Firenze) si sono dotate di termo culle c.d. "culle salvabebè" dove chi lo desidera può depositare in anonimato il bambino in un ambiente idoneo per temperatura e composizione di aria. La chiusura della culla aziona un segnale acustico e la chiamata per i sanitari.

E' chiaro però che l'abbandono di un neonato, svela l'abbandono di una donna.

A Roma, oltre alle culle è sorto il primo progetto rivolto non solo al parto in anonimato, ma anche all'assistenza alle madri disagiate. E così dal Salvabebè si è arrivati al Salvamamme, una rete di assistenza di chi, può offrire consulenza psicologica, ginecologica, ostetrica, pediatrica, e chi invece può fornire quelle cose che, non servono più: seggiolini, passeggini, lettini, tutine, pannolini, latte in polvere, pappe.

Ma il problema è anche quello della prevenzione della depressione post partum, presupposto dei tristissimi casi di infanticidio.

Sicchè occorre partire dalle esigenze semplici delle persone che interrogando i servizi ricevono una risposta inadeguata, invece di una tutela che su misura per quella situazione, puntando su "strumenti"  che potrebbero armare o rinfrancare una progettualità di vita.  

E rileva il nostro modo di chinarci sulle combinazioni esistenziali, sugli intrecci familiari che essudano dalle storie di cronaca, dalle scelte tragiche.

E chissà se da queste pagine, per i  nostri territori possano  partire progetti "salvamamme" ... a volte basta che tanti facciano  un poco.

Dall'altro: le adozioni.

La legge 149/2001, aveva previsto l'istituzione di una banca dati nell'ambito delle adozioni nazionali. Nel febbraio 2011 in seguito ad una diffida di un associazione (la magistratura sempre vicaria di una amministrazione assente) al Ministero per inadempienza e del ricorso nell'interesse dei minori ad una famiglia, il Tar Lazio accogliendo la domanda ha obbligato il Ministero inadempiente, all'attivazione della banca dati entro il 31 dicembre 2012.

Sono passati tredici anni, una condanna del Tar e con un mese e mezzo di ritardo rispetto alla scadenza, il Ministero di Giustizia il 25 febbraio 2013 ha pubblicato il decreto per l'attivazione della Banca dati relativa ai minori dichiarati adottabili, nonché ai coniugi aspiranti all'adozione nazionale ed internazionale, istituita ai sensi dell'art. 40 della legge 28 marzo 2001, n. 149, da aggiornare con cadenza trimestrale.

Per ogni tribunale minorile sarà possibile conoscere la situazione relativa ai minori che possono essere adottati, la loro storia personale, le condizioni di salute aggiornata la lista delle coppie di coniugi che vogliono adottare, con le relative motivazioni.

Sento ripetere spesso che adottare in Italia, è un percorso lento, complicato, ma per esperienza professionale ritengo che la valutazione della idoneità ad adottare degli aspiranti genitori sia ancora troppo sbrigativa, basata più sulla esplorazione di dati patrimoniali che su un'approfondita valutazione delle reali motivazioni ad adottare.

E che sia così lo dimostra il dato di bambini restituiti nel periodo dell'affido preadottivo, sempre attenti gli adulti, a rimarcare un'inesistente "diritto ad avere un figlio", dimenticando che l'unico diritto in discussione, è quello del bambino "di vivere, crescere ed essere educato nell'ambito di una famiglia" (art. 1 L. 184/1983).

"Se sono un bambino caduto dal nido, abbandonato da madre e padre,

rapiti o mortalmente feriti alle sbarre della loro gabbia

Se sono un bambino nudo, senza panni d'amore, o con panni imprestati,

ma col diritto di vivere, perchè sono vivo

E se nello stesso istante persone innamorate piangono davanti ad una culla vuota,

consumandosi nel desiderio di accarezzare un bimbo,

Se sono ricchi d'amore che ritengono sprecato, e vogliono gratuitamente donarlo,

perchè cresca e fiorisca ciò che non hanno piantato,

Allora io voglio che vengano silenziosamente a chiedermi

se io desidero adottarli come miei genitori del cuore.

Ma non voglio dei fanatici del bambino, come collezionisti d'arte

che cercano febbrilmente il pezzo raro che manca alla loro vetrina.

Non voglio clienti che hanno fatto l'ordinazione e, pagata la fattura,

reclamano il loro bebè prefabbricato,

Perchè non sono fatto per salvare genitori dalle membra amputate,

ma loro sono stati fatti, misterioso percorso, magnifico progetto,

per salvare dei bambini dal cuore malato, forse condannato.

.....E sarà come addormentarci l'un l'altro........

Voi innesterete le vostre vite sulla mia crescita selvatica,

e grazie a voi io rinascerò una seconda volta

Così sarò ricco di quattro genitori,

due lo saranno della mia carne, e due del mio cuore e della mia carne cresciuta.

Voi non giudicherete i miei genitori sconosciuti,

li ringrazierete e mi aiuterete a rispettarli,

Perchè dovrò riuscire lo so, ad amarli nell'ombra,

se un giorno vorrò poterli amare nella luce.

E se in una sera di tempesta, adolescente focoso, impacciato di me stesso,

io vi rimprovererò duramente di avermi accolto,

Non vi addolorate, amatemi ancor di più:

lo sapete, perchè un innesto prenda, ci vuole una ferita, e, chiusa la ferita,

rimane la cicatrice......

Se non il giorno in cui, avendomi voi adottato,

Mi avrete messo in cuore tanto amore e autentica libertà,

Sulle mie labbra parole sufficienti,

perchè possa dire: papà, mamma io vi scelgo e vi adotto

...... Allora saprete che il vostro amore è dono, e che è riuscito"

 

(da "Parlami d'Amore" – di Michel Quoist )

 




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