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Situazione - Come le prassi sul “Dopo di noi” spesso evidenziano, l’evento morte dei genitori rischia di lasciare una persona non autonoma in condizioni di grave disagio
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Questioni - Il problema non è unicamente (come parrebbe dalla l. 328/2000) quello dell’inserimento residenziale, scolastico, lavorativo.
Il rischio maggiore è che vada perduto quel “liquido amniotico” di intese quotidiane, di automatismi interpretativi, di microcodici silenziosi che una convivenza pluridecennale ha necessariamente generato, fra la persona e la sua famiglia.
Soltanto mantenendo in vita quel bagaglio identitario, casalingo, l’interessato potrà non dirsi uno sconosciuto solo al mondo
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Obiettivi - Si tratta allora di introdurre, in via normativa, percorsi di accertamento/archiviazione del “tesoro autobiografico” in questione, attraverso il lavoro che un apposito ufficio comunale condurrà presso la persona, i suoi genitori, i parenti, gli operatori sociali coinvolti.
Tale documento, denominato “progetto esistenziale di vita”, verrà custodito in apposito registro locale, collegato in rete su scala nazionale; accessibile agli aventi diritto, destinato a diventare parte integrante della carta di identità, inderogabile dagli operatori chiamati a prendere, in futuro, decisioni sulla persona