-  Redazione P&D  -  09/06/2017

LE CITTÀ INVISIBILI – Sara COSTANZO



Lui si chiamava X ed eravamo molto giovani. Mi parlava delle "città invisibili", di sogni e lotte per cambiare il mondo, di uomini indipendenti e di antiche ferite da curare. Aveva fatto del suo "andare contro corrente" una sorta di vanto d"autore e tutto in lui era offerto come diverso da ciò che pensavano o facevano gli altri. Un diverso che voleva dire un po" meglio. Ma solo tra le righe, cosi che l"umiltà non mancasse a completare il quadro.

Non so ancora quando e perché la possibilità di altre donne cominciò ad attraversarmi la mente, niente tra di noi era cambiato e nessun angolo del suo non detto pareva toccare storie clandestine.
Con il tempo ho pensato che la facilità con cui si pensa al tradimento dipende dalle volte che lo hai incontrato. E non importa quale ne sia stata l"occasione: ciò che conta è aver tolto una simile possibilità dallo scaffale delle cose che succedono solo agli altri, averne sentito l"odore, intravisti gli anfratti. Avere accolto la bugia come possibilità.


Scoprii che il mio lui vedeva un"altra donna e purtroppo non solo lei. E che il tradimento porta dritto ai cancelli dell"identità femminile, in quel luogo dove cominci a pensare che gli "uomini sono tutti uguali" e il sesso è molto più che una differenza biologica.
Mi chiesi se erano stati ciechi i miei occhi o troppo credibili le sue parole, se era troppo doloroso vedere o troppo difficile lasciare. Se avessi ancora una foto da conservare e se le altre ne avessero una uguale alla mia.
Se esistono infedeltà capaci di non scalfire l"appartenenza o se il tradimento è sempre anche una questione di di fiducia e di verità.

Il mio amore fini come era cominciato: pieno di parole e con una certa dose di assurdità.
Niente che desse il senso della mancanza, della scelta, della privazione. Solo voli pindarici e discorsi in cui l"infedeltà non era niente altro che una inevitabile conseguenza delle mille sfaccettature della vita e delle voglie di un uomo.
Niente "sei bellissima ma…, con te sto benissimo però…". Solo semplici " e…". Dove all" "e" seguivano i nomi delle donne che pure era possibile amare. Un" appartenenza mobile, una fedeltà relativa, un" esclusività per settori. Una città perfettamente visibile, degli occhi bendati e mille altre congetture.




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