-  Redazione P&D  -  13/02/2015

DIO E LA LEGGE CI SALVINO DALLA SUPERFICIALITÀ. GIUDICI E TSO. THE CHILDREN ACT DI MCEWAN - Mario IANNUCCI

Psichiatra psicoanalista in Firenze

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Eraldo Affinati, ha recensito domenica 8 febbraio su Roma Sette, inserto di Avvenire, l"ultimo libro di Ian McEwan, The Children Act, tradotto in Italia per Einaudi col titolo La ballata di Adam Henry. Secondo Affinati "[…] il vero tema di questo nuovo uovo libro è la conquista di maturità: non tanto anagrafica quanto spirituale. In mancanza di saldi punti di riferimento tutto diventa lecito. A difenderci dalla deflagrazione del desiderio restano soltanto i codici […]." Non so che libro abbia letto Eraldo Affinati, al quale io, citando Jaques Lacan, segnalerò soltanto che "alla concupiscenza che brilla negli occhi del vecchio Karamazov quando interroga il figlio: «Dio è morto, allora tutto è permesso», [l"uomo moderno, der gehemmte Mensch…] risponde con tutti i suoi mali come con tutti i suoi gesti: «Dio è morto, più niente è permesso.»"

Secondo Affinati, insomma, La ballata di Adam Henry ci racconta delle virtù di un "maturo" equilibrio, "mantenuto, non senza fatica", da uno dei due protagonisti del romanzo, vale a dire dal giudice Maye. Vediamo il romanzo e stabiliamo se si può essere d"accordo con Affinati. Nella storia si racconta di Fiona Maye, capace magistrato dell"Alta Corte britannica in servizio presso la litigiosa Sezione Famiglia. «Divino distacco, diabolica perspicacia»: cosí si mormora negli ambienti giudiziari londinesi a proposito di lei. Fiona Maye, sposata da trentacinque anni con lo stesso uomo e senza figli, proprio nel momento in cui la relazione coniugale le esplode fra le mani deve esprimere un giudizio urgente su un caso spinoso. Un diciassettenne intelligente e sensibile, Adam Henry, testimone di Geova e con entrambi i genitori testimoni di Geova, rifiuta quella trasfusione che, essendo egli malato di leucemia, potrebbe salvargli la vita. Se fosse un diciottenne, nulla questio: il giovane avrebbe diritto di rifiutare la trasfusione. Minorenne ancora per pochi mesi, il giudice Maye deve decidere per lui. E così fa, dopo avere ascoltato Adam e avendo stabilito con lui, nei pochi minuti di quel primo incontro, una relazione assolutamente significativa. Il giudice Maye decide per un trattamento sanitario obbligatorio. Lo fa considerando il "benessere" del ragazzo, lo fa "per proteggerlo dalla sua religione [dalle sue credenze] e da se stesso". La trasfusione viene effettuata e Adam, che era giunto ormai allo stremo delle forze, rifiorisce in breve tempo. I genitori del ragazzo corrono da lui a piangere di gioia: qualcuno si era preso la responsabilità di salvare Adam senza che loro abdicassero ai precetti delle loro credenze. Adam si accorge della ipocrisia dei genitori e, alla ricerca di un approdo sicuro, si rivolge a colei che ha incarnato questo approdo sicuro. Dalla rabbia passa ben presto all"amore nei confronti di Fiona Maye, di un giudice che ha guardato oltre la cortina di ostentate certezze e che ha dato una vita e un senso nuovo ai versi di Yeats: "[…] lieve, sulla riva del fiume, appoggiò sulla spalla mia stanca la sua mano di neve […]". Adam ricerca allora Fiona Meye, con una insistenza che parla chiara alla mente del giudice, ma che risuona ancora più forte al cuore di Fiona. E così ella, per un tempo molto più lungo dei due o tre secondi di un contatto di labbra poco più che materno, lascia il giovane Adam in preda a una vivifica illusione. La prevedibile distrazione di Fiona, che torna ben presto alla sua routine di lavoro, famiglia e relazioni (divino obnubilamento e diabolico distacco, altro che maturità!), causa inevitabilmente il passaggio dalla illusione che vivifica a una mortificante delusion: Adam torna a quelle credenze religiose che, in un"aura di martirio ormai privato per buona parte del suo mascheramento eroico, lo condurranno di nuovo al rifiuto delle trasfusioni e alla morte. Ecco cosa non deve ignorare chi ha il potere di azione e di costrizione su altre persone: la mano deve essere davvero lieve, di quella consapevole leggerezza che è la cifra di coloro che sanno di agire anche sul cuore e sui potenti sentimenti delle persone mentre agiscono sulle loro menti, sui corpi, sulla libertà e la vita. Specie quando si tratta, come quasi sempre si tratta, di persone molto sofferenti.




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