-  Fedeli Giuseppe  -  20/10/2014

ANIME PERSE - G.FEDELI

 

"Ogni uomo o è colpevole di tutto il bene che non ha fatto" (Voltaire)

 L'hanno "spensieratamente" seviziato perché colpevole di avere dei chili di troppo ("Guarda come sei grasso, ora ti gonfio ancora un po'": così avrebbe detto il bullo ventiquattrene agli arresti prima dell'orrendo gesto): quattordici anni la vittima, capaci d'intendere e volere (e agire, almeno si suppone) i carnefici. Quale che sia il finale (il ragazzo barbaramente violentato si trova in gravissime condizioni, e la prognosi è ad oggi riservata), assunte le vesti del pm si tratta irrefragabilmente di omicidio premeditato - comunque connotato di dolo eventuale- che si abbina ad altro reato a sfondo sessuale. Consumato (o tentato, nel caso il torturato se la cavi, come tutti ci auguriamo) con la stessa facilità e disinvoltura con cui si dà fuoco a un clochard. Un fatto di una brutalità impressionante che chiama a rapporto le nostre coscienze. Aprire il dossier delle colpe e ascrivere a questa società malata -come da tempo è in voga- la responsabilità del misfatto è troppo facile, sbrigativo, è un chiaro espediente per scaricarsi la coscienza. Se è vero che l'attuale società non ha più punti di riferimento valoriali, è altrettanto vero che l'applicazione dell'"indulto" nel caso di specie è forzato quanto ingiusto. Non bisogna mai dimenticare che la cellula prima in seno a cui si impara a vivere è la famiglia. È il nucleo familiare a dare l'imprinting a ogni nostro atto, scelta, decisione, e funge da sentinella per la vita futura. Non per niente i Romani parlavano di culpa in educando e di culpa in vigilando (paradigmi peraltro vigenti in campo normativo). Certamente, condannare tout court i genitori non ha senso: ma da qui a dire che si è trattato di un gioco banale (il cui esito, si dà il caso, è stato il perforamento del colon del malcapitato giovane, con in più l'aggravante che questi stava dormendo) di cui non si prevedevano le conseguenze c'è un abisso: è un passepartout troppo comodo, un pretesto che non tiene: troppo facile lavarsi la coscienza così, buttando a mare il rischio e l'impegno educativo. Queste bravate sono dovute a uno scontento esistenziale, a una delusione, a un senso di profonda frustrazione che sono quasi sempre il portato di un obiettivo che si voleva raggiungere e che invece è sfuggito di mano. Tramontati i modelli che hanno nel padre e nella madre due punti di ancoraggio fondamentali, caduti totem e tabù e ogni mito, i paradigmi fetish di questa civiltà malata (omissioni incluse) affondano le radici nel progressivo smantellamento delle istituzioni, e allungano i tentacoli ovunque: i gesti sono violenti, le immagini prive di immaginazione e di palpiti virulente e contagiose, la coazione a ripetere porta il branco all'emulazione e ad immortalare -tramite strumenti di telefonia mobile etc- modi e mode, a prostrarsi adoranti davanti a idoli che hanno come sembiante il nulla, e fanno gridare vergogna davanti a Dio. Ispirati al misfatto, si ideeranno gadget commerciali e videogames truculenti per misurare la bravura di più "forti", degli sveltoni, e questo è un segno ancor più inquietante del degrado morale -nel duplice senso di èthos e ethòs- che marchia la nostra cultura. Ma attenzione, ammonivano i Greci (sia pure in diverse significazioni), mai superare il limite umano: prima del giudizio degli uomini, gli aguzzini (perché tali sono) subiranno secondo un codice inflessibile l'atroce legge del contrappasso. Nella convinzione che l'insurrezione debba venire prima di tutto dalle coscienze, attraverso il ripristino -pena l'abbrutimento generale- di una scala di valori che ha fatto la grandezza di ogni civiltà; dalla gioia di educare dei genitori mediata da modelli coerenti e positivi e dall'autorevolezza del ruolo, e "simbioticamente" dalla pienezza del sentirsi amati dei figli: di là di ogni credo e precetto codificato, e soprattutto del buonismo delle "anime belle", nondimeno non esito a dire che, se fossi padre dell'adolescente seviziato, "sceglierei" di finire i miei giorni dentro una fetida cella, in compagnia di quegli avanzi di galera.

 

Alla puntata del 12 ottobre di Domenica Live, la mamma del ragazzo 14enne seviziato a Pianura, in un autolavaggio della provincia di Napoli,è stata ospite da Barbara D"Urso a Canale 5. Prevista anche all"Arena di Massimo Giletti, ma la donna avrebbe dato forfait in seguito ad un malore, come ha precisato il conduttore del talk show domenicale in diretta su Rai 1. Poco dopo, però, Stefania, la mamma del ragazzo vittima di violenza, è stata raggiunta telefonicamente dalla trasmissione domenicale Mediaset. Una sorta di guerra degli ospiti, guarda caso(...), che si è conclusa con alcuni fatti degni delle storie maledette di Franca Leosini: i parenti della vittima negli studi Mediaset, i parenti dell"aggressore negli studi Rai, senza troppe differenze. Come di prammatica.




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