-  Mottola Maria Rita  -  15/02/2015

1° COMANDAMENTO NON TI FARAI IDOLI. IV^ PARTE: LE IDEOLOGIE E GLI IDOLI PIU VIVI CHE MAI

Abstract

Dio è morto ma gli idoli sono più vivi che mai.

Liberarsi dell'idea di Dio ha creato la necessità di idoli?

E gli idoli costruiscono ideologismi, false credenze, vincoli e costrizioni?

Il desiderio di potere e per raggiungerlo l'accumulo di denaro corrisponde al delirio di onnipotenza di uomini che non riconoscono altro al di fuori e al di sopra di se stessi. Possiedo e posso, quindi esisto.

Il primo comandamento aggiunge all'assolutezza dell'Essere Divino anche il divieto di farsi idoli e immagini. Dio è essenzialmente Verità. Il divieto di farsi idoli coincide con il divieto di costruire verità estranee a Dio, idoli, appunto, o ideologie. Tutte le ideologie del XX secolo hanno creato verità assolute una contro l'altra armata nella ricerca di sopraffazione e di definitiva conquista del cosmo.

'Jean Paul scriveva: ... Ebbene, le ideologie totalitarie non potevano giovare insieme, dal momento che dal monoteismo avevano ereditato, appunto, la serietà. E tutto ciò ha permesso che potenze telluriche combattessero tra loro una guerra per un'egemonia totale. Ognuno cercava per proprio conto di usurpare il posto dell'altro violando così la smisurata sentenza: nihil contra Deum nisi Ddeus ipse. Ma chi è come Dio? Nessuno può permettersi, nemmeno, di pensarlo. Eppure la modernità, alla sua fine, ha preteso di superare le barriere della smisurata sentenza, elevando a divinità la potenza dell'uomo. E lo ha fatto in molti modi: ha tentato l'assalto al cielo cn le rivoluzioni; ha preteso di selezionare la razza superiore e che ha costituito le lontane premesse di una sperimentazione illimitata dell'uomo sull'uomo. Le potenze telluriche hanno tentato di dare lo sfratto all'Unico per prenderne il posto, si sono messe in competizione con esso perché - questa è la novità – se ne sentivano eredi. Eredi spuri'*

Ma le ideologie novecentesche avevano coscienza di essere idolatriche, di volersi sostituire a Dio, di averlo definitivamente ucciso, in croce.

Oggi prevalgono forme ideologiche che non hanno consapevolezza di sé, non conoscono le radici da cui provengono, non hanno reale consistenza, mantenendo, nel contempo, il potenziale distruttivo delle altre.

'Tuttavia le idolatrie più idolatriche sono quelle che non sanno di esserlo e che non vengono riconosciute neppure come tali. Si fabbricano surrogati di Dio, violando impunemente il divieto di farsene immagine, perché si crede che con la morte di Dio siano, a maggior ragione, morti e sepolti gli idoli'.*

Oggi più che mai, nella ricerca di annullare ogni ideologia politica, dopo la caduta del muro di Berlino e il disfacimento dell'impero sovietico, si osserva la nascita di idoli. L'idolo mai abbattuto del denaro, l'idolo del potere, l'idolo della fama, l'idolo della giovinezza, l'idolo dell'arroganza e della onnipotenza, l'idolo della scienza.

Ciascuno di tali idoli è sostenuto da una cultura di basso livello, dai mezzi di comunicazione di massa mainstream, ma ciò che qui interessa anche dalla giurisprudenza e dalla legislatura.

Il denaro è il signore di questa nostra civiltà, ingiusta e diseguale. Lo dimostrano le statistiche economiche.

Prendiamo un rapporto a caso lo studio World Wealth Report 2013, pubblicato da Capgemini e RBC Wealth Management. Secondo tale studio i ricchi, tecnicamente detti HNWI (individui con un patrimonio investibile pari o superiore a 1 milione di dollari con esclusione di residenze private, oggetti da collezione, beni di consumo e altri beni durevoli) è aumentata del 9,2% raggiungendo i 12 milioni di persone. Non solo, la loro ricchezza ha registrato una ripresa nel 2012 con una crescita del 10% raggiungendo così il livello record di 46.200 miliardi di dollari, dopo il calo dell'1,7% del 2011. L'aumento della ricchezza investibile a livello mondiale è stata guidata anche dai super ricchi ultra-HNWI (gli individui con un patrimonio investibile pari o superiore a 30 milioni di dollari) che sono cresciuti e per ricchezza e per numero di circa l'11%, dopo i cali registrati nel 2011. Il Nord America ha invece riconquistato la posizione di regione con il maggiore numero di individui ad alto patrimonio netto, mentre l'area Asia-Pacifico guida la crescita complessiva della ricchezza. La classifica per paese, vede l'Italia al decimo posto con un numero totale dei ricchi cresciuto del 4,5% a 176.000 individui nel 2012. La ricchezza detenuta da questi ricchi italiani si attesta intorno ai 336 miliardi di dollari con un incremento pari al 4,5% rispetto all'anno prima (fonte ilfattoquotidiano.it).

Contemporaneamente è cresciuto il numero dei poveri.

Da altri studi si evidenzia che la ricchezza dell'1% dei più ricchi del mondo ammonta a 110.000 miliardi di dollari (46% della ricchezza totale), 65 volte il totale della ricchezza della metà della popolazione più povera del mondo; la ricchezza di 85 super ricchi equivale a quella di metà della popolazione mondiale; 7 persone su 10 vivono in paesi dove la disuguaglianza economica è aumentata negli ultimi 30 anni; l'1% dei più ricchi ha aumentato la propria quota di reddito in 24 su 26 dei paesi con dati analizzabili tra il 1980 e il 2012; negli USA, l'1% dei più ricchi ha intercettato il 95% delle risorse a disposizione dopo la crisi finanziaria del 2009, mentre il 90% della popolazione si è impoverito; ovunque, gli individui più ricchi e le aziende nascondono migliaia di miliardi di dollari al fisco in una rete di paradisi fiscali in tutto il mondo, si stima che almeno 21.000 miliardi di dollari non siano registrati e siano offshore; negli Stati Uniti, anni e anni di deregolamentazione finanziaria sono strettamente correlati all'aumento del reddito dell'1% della popolazione più ricca del mondo che ora è ai livelli più alti dalla vigilia della Grande Depressione; in India, il numero di miliardari è aumentato di dieci volte negli ultimi dieci anni a seguito di un sistema fiscale altamente regressivo, di una totale assenza di mobilità sociale e politiche sociali; in Europa, la politica di austerity è stata imposta alle classi povere e alle classi medie a causa dell'enorme pressione dei mercati finanziari, dove i ricchi investitori hanno invece beneficiato del salvataggio statale delle istituzioni finanziarie; in Africa, le grandi multinazionali – in particolare quelle dell'industria mineraria/estrattiva – sfruttano la propria influenza per evitare l'imposizione fiscale e le royalties, riducendo in tal modo la disponibilità di risorse che i governi potrebbero utilizzare per combattere la povertà e finanziare l'istruzione, (dati raccolti e elaborati dalla Oxfamitalia – www.oxfamitalia.org).

Ora è evidente che vi è stato, negli ultimi anni, un trasferimento della ricchezza dal basso verso l'alto, costruendo una società mondiale ove la diseguaglianza regna sovrana insieme all'idolo denaro. Come è potuto accadere? Le operazioni poste in essere sono complesse ma certamente una comunicazione viziata, una informazione al servizio e a libro paga delle élite hanno contribuito a nascondere e mascherare quanto stava accadendo, impedendo ai più di prendere coscienza della tragedia che si stata abbattendo sull'intera popolazione mondiale. In questo modo i ricchi (continuiamo a chiamarli così) sono riusciti ad ottenere da governi compiacenti leggi estremamente inique. Il rapporto su citato evidenzia anche come sin dalla fine degli anni '70 la tassazione per i più ricchi sia diminuita in 29 paesi sui 30 per i quali erano disponibili dati. Ovvero: in molti paesi, i ricchi non solo guadagnano di più, ma pagano anche meno tasse.

La tesi sino qui seguita è confermata dal rapporto Caritas sulle povertà (False partenze 2014 www.caritasitalia.it) che osserva un aumento di coloro che si rivolgono ai centri di ascolto, con un aumento degli italiani sugli stranieri, ceti medi e soggetti di solito estranei agli aiuti aumentano le fila degli assistiti, si verificano nuove forme di assistenza e sempre più spesso i servizi sociali non prendono in carico, congiuntamente con le associazioni di volontariato cattolico, i nuclei in sofferenza economica. Se il ceto medio si trova in rischio povertà è evidente che il trasferimento dei beni è stato effettuato a favore dello strato più ricco della popolazione, anche da noi in Italia, e per fare questo è evidente che tale situazione è stata favorita da legislazioni che consentono l'aggravarsi delle differenze.

L'intero saggio è pubblicato in allegato.




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