\\\
Lo amavo perché era bello, quel viso sottile e insieme da maschio, che emanava un suo coraggio.
Eravamo una coppia assurda, scesa da un quadro, quando uscivamo per strada tanti ci guardavano; pallidi tutti e due, magri, vestiti con colori spenti, stoffe leggere.
In qualche occasione ci divertivamo a ostentare la nostra stranezza. Io velette allora, rose appassite, calze a rete, mantelline da vecchia zia; certe volte camicette trasparenti che portavo senza reggiseno, lui voleva così, magari una sciarpa con disegni a glicine, di chiffon, a coprirmi davanti. Lorenzo un cappellaccio, a tesa larga, pipa spenta in bocca, cravatte larghe a rigoni diagonali, giacche eccessivamente strette, scarpe gialle di pelle da dandy, occhi un po’ truccati perfino; se qualcuno per strada lo guardava fisso, era capace di apostrofarlo sorridente: ‘Ho un male assurdo, non dispero ancora’.
Tristi queste note, troppo dolci? Ci sono al mondo situazioni così …